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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2012 alle ore 08:15.

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È dunque profondamente radicata nella religiosità hindu, come forse in ogni religiosità, l'evidenza che Dio si incarna nel mondo; la differenza grande con il cristianesimo, nella somiglianza dell'esperienza interiore, è che l'incarnazione si ripete di età in età, legata alla struttura ciclica e quindi ricorsiva del tempo; e soprattutto che, per essere creduta, questa verità non necessita di essere storica. Vive nel mito, e quindi nel cuore dei fedeli, perché la concezione indiana include anche il mito, anzi lo privilegia nell'ambito di una visione non separativa ma totale della realtà. Così Vishnu, lungo lo svolgersi delle ere cosmiche, si incarna in forme animali (il pesce, la tartaruga, il cinghiale), miste (l'uomo-leone) e umane adatte nelle diverse situazioni a risollevare il dharma. Le più complete sono quelle di Rama e di Krishna, così amate da divenire divinità autonome, ma identificate al Supremo. Entrambi nati da genitori umani, sono mortali e guerrieri; Krishna è l'auriga di Arjuna, uno degli eroici protagonisti della grande epopea nazionale indiana, il Mahabharata. Rama viene al mondo per affrontare e uccidere il potente demone Rávana, sovrano di Lanka (Ceylon). In Rama i confini fra umanità e divinità sono fluidi: per esempio soffre molto umanamente, fino a rasentare la follia, quando l'adorata sposa Sita sembra irrimediabilmente rapita, proprio da Ravana, o quando nessuno sa come si possa varcare l'oceano per raggiungere l'isola, dove si è scoperto che è tenuta prigioniera. La domanda su quale natura di Rama soffra, quella umana o quella divina, non appartiene alla sensibilità indiana, neppure quella filosoficamente più agguerrita; la permeabilità fra le due dimensioni, la misteriosa natura di Dio dove coesistono trascendenza inconcepibile e immanenza, riflette però la certezza della sostanza divina, anzi assoluta, che costituisce l'essenza reale e unica di ciascun essere umano.
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collana «spiritualità»
L'editore Ippocampo ha mandato da poco contemporaneamente in libreria i primi tre volumetti della collana «Spiritualità» che traduce in Italia la celebre collana «Découvertes» edita da Gallimard:
O. Vallet, Le spiritualità indiane, traduzione italiana di G. Fozzer in collaborazione con S. Rinaldelli, Milano 2012, pagg. 144, € 12,00;
Ch. Stépanoff e Th. Zarcone, Lo sciamanismo di Siberia e d'Asia centrale, traduzione italiana di
G. E. Taibi, Milano 2012, pagg. 128, € 12,00;
M.-L. Barazer-Billoret e B. Dagens, Shiva. Liberatore delle anime e Maestro degli Dèi, traduzione italiana di G. Fozzer, Milano 2012, pagg. 128, € 12,00.
Affidati, in particolare il secondo e il terzo, a specialisti di fama internazionale, ricchi di immagini suggestive, ma non esornative e ampiamente commentate dalle didascalie
che integrano il testo, sono introduzioni molto incisive e accattivanti a temi generali o,
come nel caso di Shiva, trattazioni approfondite
di un tema specifico di assoluto rilievo.

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