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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2012 alle ore 14:32.

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Miseria e nobiltà
Fra i testi originali di Scarpetta è il più famoso e riuscito. Ed è diventato, negli anni, cavallo di battaglia dei più grandi attori napoletani. A riproporlo è ora Geppy Gleijeses affiancato da Lello Arena, Gigi De Luca, Marianella Bargilli. Anche regista, Gleijeses lo presenta integralmente in italiano, in una edizione che fa tesoro di varie fonti: del testo originale di Scarpetta, dell'adattamento di Eduardo De Filippo e della sceneggiatura del film di Mario Mattoli con Totò. Ne viene fuori una pièces e una condivisione delle ragioni dei miseri, con un primo atto (la miseria) esangue e affamato, popolato di morti viventi che si azzannano tra di loro e che hanno perso qualsiasi dignità. E si ride amaro. Il palcoscenico è nudo, una tavola, poche sedie e una grata sospesa nel vuoto illuminata in tralice. Nella seconda parte (la nobiltà) è tutto finto e luccicante, quinte di carta dipinta, fondalini d'antan, cuochi e salcicce ritratti ovunque, un padrone di casa "pezzente sagliuto" e tanti finti nobili travestitisi.
"Miseria e nobiltà", di Eduardo Scarpetta, regia Geppy Gleijeses, scene Francesca Garofalo, costumi Adele Bargilli, musiche Matteo D'Amico, luci Luigi Ascione. Al Teatro Quirino di Roma, dal 26 dicembre al 20 gennaio.

Siamo solo noi
Michele Riondino, uno degli attori più interessanti degli ultimi anni, conosciuto al grosso pubblico per la serie televisiva "Il giovane Montalbano", è il protagonista, accanto a Maria Sole Mansutti, di questo bellissimo testo di Marco Andreoli - "un piccolo romanzo di formazione, una metafora quotidiana e universale del percorso umano" - che racconta la storia di un amore patologico, possessivo, infantile: una lotta al tempo stesso spietata e dolcissima. La pièce è ambientata in una cucina dai mobili sovradimensionati: stanza del quotidiano per eccellenza che diventa, per Ada e Savino, teatro di duelli e vendette, privazioni e liberazioni, conquiste e sconfitte, in un alternarsi di leggerezza, malinconia e inquietudine.
"Siamo solo noi", drammaturgia di Marco Andreoli, regia Circo Bordeaux, luci Luigi Biondi, musiche originali Teho Teardo, scene Fabrizio D'Arpino, video Marco Quintavalle. Al Piccolo Eliseo di Roma, dall'8 al 20 gennaio.

La bambina e il cane blu
Quale bambino non ha mai sognato di avere un cane, un amico a quattro zampe che dorme con lui, che veglia su di lui e lo protegge? La storia di un'amicizia profonda e pura, quella tra la piccola Carlotta e Cane Blu, della scrittrice e illustratrice francese Nadja, è raccontata dalla compagnia Teatro Gioco Vita che continua, così, il suo viaggio nel mondo del libro illustrato per bambini, per sviluppare il proprio linguaggio di ombre e creare nuove forme espressive dedicate ai più piccini.
"Cane blu", di Nadja, con Deniz Azhar Azari, Laura Dell'Albani, adattamento Nicola Lusuardi, regia Fabrizio Montecchi, sagome Federica Ferrari, Nicoletta Garioni. Al Piccolo Teatro Studio Expo di Milano, dal 28 al 30 dicembre.

Peppe Barra torna con "La cantata dei pastori"
Inno irriverente e umanissimo alla natività nel solco della grande tradizione natalizia partenopea che tra scherzi e tormenti, narra il viaggio di Giuseppe e Maria da Nazareth alla grotta di Betlemme in compagnia dei napoletani Razzullo e Sarchiapone, i veri protagonisti, testimoni del cammino dei due poveri viandanti ostacolato dalle potenze del Male. Autentico cult del genere "sacro" La Cantata dei Pastori, nel libero adattamento di Peppe Barra e Paolo Memoli dall'opera di Andrea Perrucci del 1698, vive delle coloratissime scene di Emanuele Luzzati e i preziosi costumi di Annalisa Giacci che accolgono e vestono i due protagonisti e il piccolo esercito di saltimbanchi, acrobati, funamboli, diavoli e santi che popolano il racconto, il cui sipario calerà sulla salvifica scena della Natività.
"La cantata dei pastori", con Peppe Barra, musiche originali di Roberto De Simone, L. Cannavacciuolo, P. Del Vecchio, L. Urciuolo. Al Teatro Trianon Viviani di Napoli, dal 25 dicembre al 2 gennaio 2013.

Il malato immaginario di Vito
A vestire i panni del celebre "malato" nella libera versione di Francesco Freyrie, è Vito. Nello spettacolo tratto dal capolavoro di Molière è un ricco emiliano di mezza età, servito e riverito, spesso sopportato ma soprattutto molto malandato, che vive in una casa con le luci sempre accese, le tende tirate, gli orologi coperti. Esce dalla camera da letto solo per andare in bagno, dove cataloga ricette, legge i bugiardini, ingoia farmaci, consulta enciclopedie mediche. E quando uno starnuto lo assale o una nuova ruga compare, subito chiama medici, paramedici, santoni e cialtroni per farsi visitare. Il comico è affiancato in scena da Malandrino & Veronica, Claudia Penoni, e la giovane Maria Vittoria Scarlattei.
"Il malato immaginario", regia di Daniele Sala, All'Arena del Sole di Bologna in prima nazionale, fino al 20 gennaio.

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