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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2012 alle ore 08:17.

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La grande crisi del '29 ispirò negli Stati Uniti un vero e proprio genere letterario, a partire dai due Nobel William Faulkner e John Steinbeck, premiati proprio per la loro "acuta percezione sociale". Le crisi radicali, come tutti i grandi sconvolgimenti sociali, inducono a riflessioni più profonde, attente alle manifestazioni dell'umano. Ci vorrà del tempo prima che anche in Italia maturi una "letteratura della crisi", tuttavia, il 2012 ci lascia una serie di libri attraverso cui, giornalisti, economisti, studiosi si interrogano sull'entità della crisi italiana e sul suo possibile epilogo. Del resto, in tempo di crisi si legge di più, spesso alla ricerca di risposte capaci di tamponare le angosce e le incertezze.
Serge Latouche, che con i suoi studi sull'antropologia economica si è guadagnato la qualifica di guru della società senza crescita, propone Per un'abbondanza frugale (Bollati Boringhieri, Torino, pagg. 150, € 10,00) viaggio, a tratti utopico, in una possibile era della decrescita e della frugalità già prospettata in un altro suo saggio Come si esce dalla società dei consumi( Bollati Boringhieri, Torino, pagg. 204, € 16,00).
La specificità del caso Italia emerge, invece, con chiarezza in Promemoria italiano (Rizzoli, Milano, pagg. 168, € 12,00), il libro del direttore del Sole24Ore, Roberto Napoletano, che in uno scavo della memoria, personale e di protagonisti con i quali è venuto in contatto, analizza la parabola dell'Italia, dall'ascesa del dopoguerra al declino degli ultimi anni. Una sorta di prisma che gioca su passato, presente e futuro e che non a caso propone: «Quello che abbiamo dimenticato, quello che dobbiamo sapere, quello che dovremmo fare». Un racconto della società italiana che si snoda attraverso storie, protagonisti, gente comune.
Un uso attuale del passato è anche nel saggio Le crisi economiche in Italia (Laterza, Roma, pagg. 298, € 25,00) di Paolo Frascani, studioso che analizza le grandi cadute economiche italiane: la depressione di fine Ottocento, la recessione tra le due guerre mondiali e quella causata dagli shock petroliferi degli anni Settanta. Mentre la Storia dell'Iri (Laterza, Roma, pagg.616, € 35,00) di Valerio Castronovo racconta in questo primo volume, il progetto di Alberto Beneduce che portò alla nascita dell'Istituto per la Ricostruzione industriale per evitare il fallimento delle principali banche e grandi industrie italiane colpite dalla crisi del '29.
La crisi ha molte facce: quella della povertà, che occorre rimisurare con nuovi criteri, come spiega Enrica Morlicchio in Sociologia della povertà (Il Mulino, Bologna, pagg. 240, € 20,00), quella delle caste responsabili del declino, perchè non vogliono mollare i loro privilegi, come spiega il costituzionalista Michele Ainis in Privilegium (Rizzoli, Milano, pagg.180 € 17,00), quella del rapporto tra politica e tecnocrazia secondo il saggio dello storico dell'economia Giulio Sapelli L'inverno di Monti (Guerini e Associati, Milano, pagg.80, € 8,00), quella degli abusi del sistema pensionistico descritti da Sanguisughe (Mondadori, Milano, pagg. 180, € 12,00) di Mario Giordano.
Tema centrale nell'analisi delle ultime vicende economiche è il rapporto fra economia reale ed economia finanziaria, equilibrio difficile e pericoloso, che ha generato contagio ed è individuato come l'origine autentica della recessione. La letteratura critica verso gli eccessi di una civiltà del denaro sganciato dalla produzione di beni è alquanto nutrita. I signori del Rating: conflitti di interesse e relazioni pericolose delle tre agenzie più temute della finanza globale di Paolo Gila e Mario Miscali (Bollati Boringhieri, Torino, pagg.196, € 14,00) è già nell'articolato titolo un atto di accusa nei confronti di chi classifica le nostre economie e i suoi attori. Di un anno fa, ma ancora attuale Finanzcapitalismo (Einaudi, Torino, pagg. 336, € 19,00) del sociologo Luciano Gallino. Per specialisti, La banca multibusiness (Giappichelli, Torino, pagg. 724, € 60,00) di Maurizio Baravelli e Basilea 3. Gli impatti sulle banche (Egea, Milano, pagg. 416, € 45,00) di Franco Tutino.
La consapevolezza di essere dentro un mutamento epocale, in una transizione segnata da una redistribuzione globale delle risorse, conseguente all'ingresso di nuovi attori nel mercato che stanno spostando l'asse della ricchezza dall'Occidente verso l'Asia, obbliga a riconsiderare l'intera teoria economica. È forte, molto spesso, la tentazione di gettare il bambino con l'acqua sporca. Ecco perché Geminello Alvi propone Il capitalismo, sottotitolo Verso l'ideale cinese (Marsilio, Venezia, pagg. 336, € 21,00) auspicio e prospettiva di un capitalismo riformato che non abbia l'ossessione della crescita. Mentre Luigi Zingales punta a riscoprire le virtù del vero capitalismo, libero, centrato sul "fare impresa" e non contaminato dalla corruzione, con Manifesto capitalista (Rizzoli, Milano, pagg. 414, € 18,00).
La crisi non è solo tabelle e cifre, è soprattutto storie di donne, uomini, famiglie. Ho visto cose (Mondadori, Milano, pagg. 178, € 18,00) di Clemente Mimun, attraverso un'autobiografia di un giornalista che ha diretto i maggiori telegiornali italiani, offre un paradigma sociale di persone e fenomeni. E un altro giornalista, Mario Sechi, invita all'ottimismo della volontà con Tutte le volte che ce l'abbiamo fatta, (Mondadori, Milano, pagg.224, € 17,50).
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