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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2012 alle ore 08:18.

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Gli viene attribuita la celebre frase «Bella gerant alii, tu felix Austria nube». E certamente fu proprio Massimiliano I d'Asburgo a promuovere massicciamente i matrimoni di convenienza politica invece che le guerre, come pacifico asso vincente per l'espansione degli Asburgo in Borgogna, nelle Fiandre, in Spagna, Ungheria e Boemia. Il sovrano vissuto tra il 1459 e il 1519, padre di Filippo il Bello e nonno di Carlo V, fu anche colui che introdusse nel l'impero germanico tasse generali sui redditi fin dal 1495, e regolò la pesca nel Danubio con un editto che nel 1506 prescriveva, con dettagliati acquerelli, gli otto tipi e la lunghezza minima dei pesci pescabili, onde non depauperare il patrimonio ittico.
Incardinato tra Quattrocento e Cinquecento, l'imperatore fu anche e soprattutto un indubbio maestro nell'arte di mettersi in scena servendosi dei mezzi dell'arte, in particolare della xilografia, di cui intuì le notevoli potenzialità: costi limitati, buona flessibilità nella realizzazione di tavole anche complesse, possibilità di tirature importanti per una diffusione capillare e controllata alla fonte. Una moderna arma mediatica, che Massimiliano piegò ai propri desideri agiografici con l'aiuto di maestri del tempo, portando la propria effigie e la celebrazione delle proprie gesta in ogni angolo dell'impero.
Ne è un esempio la Ehrenpforte, l'arco trionfale che un'équipe di artisti, fra cui Albrecht Dürer, realizzò a partire dal 1512 come serie di 192 xilografie colorate, per raccontare la grandezza del sovrano e che tirata in un'ampia edizione venne ampiamente diffusa.
La monumentale opera è uno dei cardini della mostra autunnale dell'Albertina, dedicata fino al 6 gennaio col titolo «L'imperatore Massimiliano I e l'arte dell'epoca di Dürer» proprio al sovrano Asburgo e alla sua epoca, dominata da Albrecht Dürer, del quale il museo possiede 40 opere, presenti nell'esposizione assieme a documenti, codici, sculture, arazzi, oggetti di rappresentanza.
Una selezione firmata da Maria Luisa Sternath e Eva Michel, che rappresenta un'occasione unica: per motivi conservativi le opere centrali non possono essere prestate ad altre istituzioni e difficilmente verranno nuovamente esposte nei prossimi decenni. Prima fra tutte: il Trionfo che nel 1512 l'imperatore commissionò al più importante esponente della cosiddetta scuola danubiana, il pittore tedesco Albrecht Altdorfer, e che realizzato in soli tre anni su pergamena, si sviluppava per oltre cento metri lineari. La metà di quelle 109 tavole volute a glorificazione dell'Asburgo andò perduta, ma il museo viennese ne possiede 54 metri, che costituiscono letteralmente la spina dorsale della mostra, attraversando a zig zag le grandi sale del sotterraneo e che, restaurate appositamente per questa iniziativa, costituiscono il più ingente progetto conservativo mai realizzato dall'Albertina: «Il Trionfo, realizzato con materiali nobili e pigmenti pregiati, tematizza tutti gli eventi memorabili della vita dell'imperatore – spiega la curatrice Eva Michel –, il primo matrimonio con Maria di Borgogna e poi quello con Bianca Maria Sforza, i suoi antenati, le sue guerre, importanti eventi politici e sociali, il suo esercito, i suoi svaghi privati, fatti di musica, spericolati tornei e partite di caccia, una sorta insomma di catalogo di tutto il suo operato, che ci offre anche importanti sguardi su usi e fogge dell'epoca: abiti e accessori sono infatti raffigurati con dovizia di particolari».
Attorno al fulcro del Trionfo su pergamena, esposto l'ultima volta nel 1959, la mostra ne presenta anche un'edizione in forma di fregio xilografico, e accorpa opere commissionate dall'imperatore o create durante il suo regno: un disegno acquerellato di quasi tre metri di lunghezza, col quale nel 1518 Dürer ideò un carro trionfale per Massimiliano e che poi fu realizzato anche come incisione su legno. E del maestro tedesco, oltre al celebre ritratto dell'imperatore, del 1518, sono presenti in mostra anche inusitati progetti di uso quotidiano creati appositamente per il sovrano, fra cui una corazza d'argento finemente istoriata e un abito di rappresentanza.
Appassionato di cartografia, astronomia e strategia militare, con l'aiuto di potenti banchieri quali Jakob Fugger, Massimiliano I dotò i propri eserciti della più moderna artiglieria d'Europa ma non tralasciò di elargire continui incarichi anche a umanisti e artisti. Il suo maggiore intento restò tuttavia l'incessante promozione della propria immagine di buon sovrano per i sudditi e per i posteri: «Non fu un mecenate o un collezionista come i Medici – spiega Eva Michel –, il suo interesse precipuo per le arti fu legato alla messa in scena delle proprie virtù come regnante, la qual cosa non gli impedì di essere preoccupato del giudizio divino: dopo l'estrema unzione rinunciò a ogni titolo, e per la propria salma dispose che venissero strappati i denti, rasato il capo e che il cadavere venisse frustato, per purificarlo dalle sue colpe».
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L'imperatore Massimiliano I e l'arte dell'epoca di Dürer, Albertina, Vienna; fino al 6 gennaio 2013
Info: www.albertina.at

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