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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2012 alle ore 08:16.

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Eugenio di Savoia, illustre condottiero di eserciti al servizio dell'Impero asburgico era figlio di Eugenio Maurizio di Savoia-Carignano, conte di Soissons e di Olimpia Mancini, nipote del cardinale Mazzarino.
L'Encyclopaedia Britannica contiene una breve nota – illuminante – su Eugenio, scritta da uno dei protagonisti della Finis Austriae, Alexander Lernet-Holenia: «Mentre affrontava un mondo di nemici davanti – il Principe – aveva un mondo di nemici alla sua schiena, nutriti dalla "maledizione ereditaria" dell'Austria: anime pigre e menti senza pensieri, bassi intrighi, invidia, gelosia, sciocchezza, e disonestà. Servì tre imperatori: Leopoldo I, Giuseppe I, e Carlo VI. Verso la fine della sua vita, Eugenio osservò che, mentre il primo gli fu un padre e il secondo un fratello, il terzo (che era forse il meno degno di un servo così grande) fu un padrone».
Nel corso della sua vita, al principe furono dati molti soprannomi, alcuni segno di grande rispetto, altri collegati alla sua reclamata omosessualità (e piovvero soprattutto da parte francese i vari «Madame Sodomie», «Madame Putanà»). A noi non importa se il principe Eugenio avesse quei gusti sessuali, ma la questione diventò e divenne "storica". Una voce dovuta più che altro alle affermazioni della principessa Liselotte del Palatinato, che lo odiava e che parlò di lui nel suo epistolario in termini ovviamente ostili, narrando alcuni «passatempi» del periodo in cui Eugenio viveva a Versailles. I francesi, di cui Eugenio è stato per tutta la vita il Nemico, ne approfittarono comunque per ingigantire tali voci nel tentativo di screditarlo ma, alla corte asburgica, dove sotto il religiosissimo imperatore Leopoldo in materia non si scherzava affatto, specie ai tempi dell'inizio della carriera quando ancora le sue qualità militari erano del tutto ignote, mai Eugenio sarebbe stato accettato se non avesse avuto una condotta più che perfetta. Fu anche soprannominato «Principe Sole», con una non tanto vaga eco alle voci che lo volevano figlio naturale di Luigi XIV. Fu chiamato inoltre «Mars ohne Venus», ovvero «Marte senza Venere», il suo nomignolo più famoso, non per le sue tendenze sessuali ma per l'essersi tenuto costantemente alla larga dai guai evitando il matrimonio, che per il suo lignaggio e il suo livello diveniva un vero affaire. D'altra parte, già alla fine del secolo XVII, aveva provato a sposarsi: la madre gli aveva trovato due possibili mogli in Spagna, entrambe assaissimamente nobili e ricche, ma era stato re Vittorio Amedeo II, nella sua qualità di capo della Casata a negargli il permesso di sposarsi. A ogni modo, grazie al suo understatement e alla sua serietà e correttezza di comportamento, fu anche detto il «nobile cavaliere» e «roi des hônnetes gens». Eugenio fu anche insignito dell'Ordine del Toson d'oro da Carlo II di Spagna.
A restituire la statura di questo principe europeo è ora un saggio storico ben documentato e splendidamente scritto da Wolfgang Oppenheimer e Vittorio G. Cardinali. Al principe, e ne sono testimonianza le due prefazioni di Otto von Habsburg e di Maria Gabriella di Savoia, spetta un posto di primo piano nella storia europea. È stato moderno, guida e stratega di grandi battaglie. Non solo: in questa nuova biografia si esalta la sua lungimirante capacità politica e le doti di statista che gli consentirono di porre alla politica asburgica orizzonti lontani. Il principe, infatti, fu tra i primi a immaginare una confederazione di Stati e proporre un modello europeo. Non a caso in numerosi castelli e dimore dell'Europa comme il faut, tra Francia e Austria, non manca tuttora un ritratto del «Prinz Eugen». Tale modernità è testimoniata anche dal fatto che soleva firmarsi «Eugenio Von Savoye».
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Wolfgang Oppenheimer e Vittorio
G. Cardinali, La straordinaria avventura del Principe Eugenio, Mursia, Milano, pagg. 296, € 17,00

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