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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2013 alle ore 17:29.

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Foto di scena dello spettacolo Crash Troades (© Gabriella Di Tanno)Foto di scena dello spettacolo Crash Troades (© Gabriella Di Tanno)

Una trincea. O un campo profughi. Sembra un luogo da day-after. Una terra devastata dopo un'apocalisse. Ci sono assi di legno accatastate a formare rocce, mura, detriti, che si estendono come rive sui lati di un'immensa vasca d'acqua. Non solo mare – o un nero lago che la luce sembrerebbe farne una distesa di petrolio –, ma liquido ancestrale dove le donne di Troia galleggiano come morte; dove corrono, danzano, urlano il loro dolore; per spingersi su e giù sulla pedana obliqua frontale dove un grande schermo riproduce parole, tecnologicamente scomposte, del noto testo classico, e, via via, brani declamati di altrettante donne violate di oggi.

L'antico dramma delle troiane si confonde, così, con quello contemporaneo di due voci del nostro tempo: la nobel Yolande Mukagasana e la giornalista Anna Politkovskaja, balzate alla cronaca per aver raccontato, la prima il massacro dei Tutsi in Rwanda, e la seconda le violenze sulle donne in Cecenia, denuncia pagata al caro prezzo della vita, vittima lei stessa a Mosca di misteriosi e impuniti assassini. Giancarlo Cauteruccio, regista di questa messinscena intitolata "Crash Troades", ha così rivisitato la tragedia di Euripide che più di tutte si presta a percorrere le violenze, gli errori e gli orrori di tutte le guerre, quelle che cancellano un modo di essere, di pensare, che annientano una cultura "altra" rispetto agli invasori. Ci restituisce, tra mito e realtà, l'essenza della perdita, dando voce alle sfumature dell'angoscia, della rabbia, dell'odio dei vinti, attraverso una sofferenza tutta al femminile.

Sono cinque attrici, due danzatrici e tre cantanti selezionate dal progetto formativo "Teatro Urbano" avviato da Cauteruccio nel territorio toscano, e giunto a compimento dopo due tappe nel centro storico di san Gimignano e nell'area industriale delle acciaierie di Piombino. Nel chiuso del Teatro Studio di Scandicci c'è una vicinanza tra scena e platea che ne rafforza la potenza espressiva. Qui tutto è già avvenuto. Gli Achei, dopo anni di assedio, hanno conquistato Troia e distrutto le mura ciclopiche. Rimangono sul campo dei vincitori, subendone l'onta, Ecuba, Andromaca, Cassandra, ridotte a schiave e concubine insieme ad altre, e alla stessa Elena, causa del conflitto.

Se Ecuba, privata di ogni movimento, è ridotta su una sedia a rotelle scivolata dal pendio per andare ad incagliarsi nell'acqua e offrirsi come trono alla regina, le altre, con abiti bianchi bruciati, declamano con la voce, col canto con la danza col gesto le loro sofferenze, fino a pietrificarsi con le bocche spalancate e senza più urlo al racconto degli eccidi e delle sevizie ruandesi. Sulla musica techno alternata ad altre sonorità e alla "Lacrimosa" mozartiana; tra spasmodiche danze nell'acqua prolungate nei lunghi capelli; contrazioni e immobilità; tra grida monologanti e all'unisono di queste amazzoni sconfitte – dalla recitazione però disomogenea –, scorrono anche immagini della Cecenia disastrata, di eccidi, e altri orrori. E di fiamme finali mentre s'ode la stessa voce che, durante l'ingresso in sala, ci aveva introdotto nella sventurata cronaca sanguinosa di ieri e di oggi.

"CRASH TRŌADES", da "Le Troiane" di Euripide,
regia Giancarlo Cauteruccio; drammaturgia Virginio Liberti; scenografia Daniele Spisa; musiche Marco Puccini.
Al Teatro Studio di Scandicci (Fi).

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