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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2013 alle ore 08:36.

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«Due cose mantengono vive le creature: il letto e il giuoco; peroché l'uno è refrigerio de le fatiche e l'altro ricreazione de i fastidi». Lo scriveva Pietro Aretino nel Dialogo delle carte parlanti, datato 1543. Per rendersi conto della veridicità di questa affermazione basta fare un salto nelle belle sale di Palazzo Morando a Milano – uno splendido edificio che si affaccia sull'elegante via S. Andrea – e ripercorrere la storia del gioco, attraverso 150 oggetti provenienti dalle raccolte del Castello Sforzesco.

In questa mostra Giochi da salotto, giochi da osteria, curata da Alberto Milano, il capoluogo meneghino viene raccontato da una prospettiva del tutto inedita: quella dell'attività ludica. Così fra dame, scacchi e tarocchi, scopriamo come ci si divertiva a Milano tra Cinquecento e Ottocento, nei salotti eleganti e nei locali malfamati. Il viaggio è colorato e ricco di magia. Il percorso può cominciare dai giochi di carta. Ogni gioco è costituito da un sistema di regole condivise dai partecipanti, e da supporti, attrezzi, oggetti in legno, avorio, cuoio che possono essere utilizzati durante la partita. Già all'inizio del XV secolo i fogli di carta da gioco, con il progressivo diffondersi della tecnica di stampa da matrici incise in legno, furono tra le prime immagini prodotte, insieme a quelle sacre. Fra questi troviamo i giochi di dadi, giochi di percorso, giochi di strategia, giochi di società con le carte, giochi di passatempo.

I più antichi fogli di gioco basati sulla combinazione del lancio di tre dadi sono nati in Italia con i nomi di Pela il Chiù e di Carica l'Asino. Fra i giochi di percorso – la mostra è ricca di esempi – ricordiamo, invece, il celebre Gioco dell'Oca e il Gioco del Barone. Non mancano esempi anche del più famoso gioco di estrazione che riscosse successo durante il XVII e XVIII secolo: il Birbissi. Il tavoliere del Birbissi, per la sua funzione di raccogliere le puntate dei giocatori e quindi per le sue dimensioni, era spesso costruito in legno o in tela dipinti o decorati con incisioni. Per sapere quali erano i diletti più comuni nella Milano del Settecento basta poi immergersi nella lettura di Giuseppe Parini – lo ricorda Alberto Milano nel catalogo edito da Mazzotta – e scoprire che erano di gran moda il gioco della Cavagnola, il Tric-Trac, la Dama, gli Scacchi e i Tarocchi.

Di quest'ultima categoria l'esposizione mostra molti raffinati esempi fra cui Tarocchi milanesi a semi italiani e figura intera, dei Tarocchini bolognesi a figura doppia, o dei Tarocchi a semi francesi. Ai giochi in voga un tempo nei salotti dell'aristocrazia e poi della buona borghesia (giochi di società con le carte, Domande e Risposte, Assalto al Castello, Domino, Tangram), fanno da contrappunto i giochi più comuni nelle strade e nelle osterie della città, essenzialmente giochi di dadi e di carte.
 La mostra si basa su decenni di ricerche che hanno portato nuova conoscenza nella storia delle immagini a stampa e prospettive originali nella loro interpretazione, riallacciandosi a una tradizione che ha visto a Milano gli studi di Achille Bertarelli, Clelia Alberici e Giorgio Lise. Insomma un viaggio affascinante che offre al visitatore pagine di vita quotidiana o di fantasia, caricature umoristiche, frammenti che sanno raccontare lo spirito di una Milano sempre pronta a divertirsi.

Giochi da salotto, giochi da osteria, nella vita milanese dal Cinquecento all'Ottocento
Palazzo Morando, Milano
Via S. Andrea 6
Catalogo Edizioni Mazzotta
Fino al 3 marzo 2013

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