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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2013 alle ore 16:58.
5 febbraio, Hildur Gunadottir, Passionkirke (Berlino). La cantante e violoncellista chiude il festival dedicato ai 30 anni dell'etichetta Touch
Un talento innato e un nome impronunciabile - Hildur Gudnadottir - per un'artista dalla cifra stilistica inconfondibile. Nel 2006 ha debuttato da solista con lo pseudonimo Lost in the Ness Hildur e l'album Mount A, per l'islandese 12 Tónar. L'album era stato in gran parte registrato nella "Audunarstofa" di Hólar, un luogo di grande valore storico per l'Islanda: un'antica casa in legno norvegese dall'acustica eccellente per il suono del suo violoncello. Qui, la giovane islandese si è cimentata anche al vibrafono, alla viola da gamba, all'arpa e alla voce.
Difficile da etichettare, da più di dieci anni si dedica alla sperimentazione, contribuendo in modo significativo al successo di nomi come Pan Sonic, Throbbing Gristle e, soprattutto i Múm, di cui è membro stabile dal 2007, anno del successo di Go Go Smear The Poison Ivy. La sua attività solista, all'insegna della fusione tra estetica glitch e paesaggi sonori lancinanti e oscuri costruiti con il suo violoncello, è sfociata in tre album di pura esplorazione a cavallo tra elettro-acustica e avanguardia, grazie anche al guru dell'ambient-glitch BJNilsen. Un'artista matura che ha da poco pubblicato il sublime Leyfðu Ljósinu per la prestigiosa Touch Records e che proprio nel laboratorio di ricerca sonora dell'etichetta discografica inglese vede uno dei punti più alti del suo cammino. Non a caso la Touch chiuderà le celebrazioni per il suo trentesimo anniversario con una serata in sua compagnia, nella mistica atmosfera della Passionkirke di Berlino.
www.hildurness.com
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