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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2013 alle ore 18:52.

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Non è improprio affermare che la fotografia di moda nella concezione moderna, che la pone come espressione artistica a sé stante, si sia imposta soprattutto grazie a Edward Steichen storico Art Director di Vogue e Vanity Fair nei primi anni Venti. Steichen rivoluzionerà i codici stilistici del linguaggio fotografico approcciandosi all'elaborazione delle immagini come a dei dipinti.

Da allora hanno popolato le pagine delle riviste di settore con le loro "visioni" i più grandi nomi: da James Abbé, a Miles Aldridge, da Antony Armstrong-Jones (Lord Snowdon), a Cecil Beaton, passando per Patrick Demarchelier, Man Ray, Ugo Mulas, Helmut Newton, Irving Penn, Herb Ritts, Paolo Roversi, Franco Rubartelli Satoshi Saïkusa, Mario Testino, fino a Bruce Weber (per citarne alcuni). Ognuno dei quali ha incrementato i capitoli della storia della fotografia contemporanea fornendo "un certain regard"; uno stile personalissimo ed inconfondibile per raccontare qualcosa che va ben oltre la sola evoluzione del costume.

L'immagine, che dalle copertine patinate è studiata attentamente per avere un impatto visivo immediato, spesso e volentieri diventa portavoce per il sociale e si fa carico di messaggi culturali che sovrastano i classici "confini" della campagna pubblicitaria erroneamente relegata solo all'apparire.

I fotografi di moda quindi non snaturano la vocazione di artisti completi (impegnati come sono nei documentari, cortometraggi, i ritratti fotografici di personalità famose e teste coronate, che hanno sostituito le pose plastiche impresse sulle tele di un tempo delle case reali); ma attraverso questo canale trovano la maniera di rafforzarlo in qualche modo. Non ultimo sostenendo con la filantropia le cause benefiche di interesse internazionale.

L'esposizione negli spazi della Fondazione Forma di Milano (diretta da Denis Curti), curata da Nathalie Herschdorfer, propone una selezione di 200 scatti direttamente dagli archivi Condé Nast delle città di New York, Londra Parigi e Milano ossia le indiscusse capitali della moda di ieri come oggi.

Vedendo le foto si resta affascinati dal Mito della Bellezza e dalla sua rivisitazione. Non è necessario svelarne gli artifizi costruiti durante gli shooting fotografici, quel che importa è il potere di fascinazione che arriva a lavoro compiuto. Si susseguono i volti delle supertop ( dal look androgino)degli anni 80-90 come nello scatto in bianco e nero di Peter Lindbergh per Vogue Italia, o quelli di Guy Bourdin per French Vogue del 1955 dove una mannequin posa con naturalezza sotto tre teste di animali che fanno le linguacce.

Ed ancora dalle pose attualissime delle donne di Erwin Blumenfeld che dalle pagine di Vogue America del 1955 niente hanno da invidiare alle composizioni originali dei set di oggi, a Norman Parkinson e Constantin Joffé che rispettivamente per Glamour del '49 e per American Vogue del '45 scelgono delle donne della high society. Fino ad arrivare a John Rawlings che nel ‘45 da un telo bianco fa emergere della modella le mani e la testa come ad un rimando interpretativo di Dalì. In ogni caso, comunque icone incantatrici che in pose ammiccanti o algide catalizzano l'attenzione dei visitatori.

E proprio in questo risiede la magnificenza delle immagini. Malgrado raffigurino la moda nel susseguirsi degli anni, come vere opere d'arte sono attualissime e sempre un passo avanti anche se sono state scattate in alcuni casi cento anni fa, come dire che in fondo è puramente una questione di stile.

La mostra è un progetto realizzato dalla (FEP), Foundation for the Exhibition of Photography, Minneapolis/Paris/Lausanne, in collaborazione con Forma. Il libro-catalogo edito da Contrasto contiene una esclusiva intervista a Franca Sozzani Direttrice di Vogue Italia.

Fashion
Dal 17 gennaio al 7 aprile 2013
A cura di Nathalie Herschdorfer
Catalogo edito da Contrasto
Fondazione Forma per la Fotografia
Milano, Piazza Tito Lucrezio Caro, 1

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