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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2013 alle ore 19:32.

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Il «Quentin Tarantino danese»: così è stato spesso definito Nicolas Winding Refn, regista nato a Copenaghen nel 1970 e considerato uno dei più grandi talenti europei emergenti. Fino a pochi anni fa pressoché sconosciuto in molti paesi (tra cui l'Italia), oggi è ritenuto un autore a tutto tondo, tanto che il banale e frettoloso paragone con il regista di «Pulp Fiction» inizia a stargli stretto.

Il grande successo è arrivato grazie a «Drive», premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2011, soltanto l'ultimo tassello di un ricco mosaico di titoli inaugurato nel 1996 con il suo esordio «Pusher».
Per ripercorrere o scoprire la carriera di Winding Refn, un consiglio può essere il recente libro «La vendetta degli anti-eroi-Il cinema di Nicolas Winding Refn», curato da Stefano Giorgi e Fabio Zanello e pubblicato nella collana Il Foglio Edizioni.

La prefazione è affidata a Laurent Duroche, artefice di un documentario sul regista danese realizzato lo scorso anno, che svela in poche righe la natura personale e autobiografica della sua opera, mentre il primo capitolo («Un cinema sottile come una lama affilata» di Mariangela Sansone) riassume la poetica dell'autore con grande passione e attenzione ai dettagli.

A seguire, una serie d'interventi, strutturati rigorosamente in ordine cronologico, che coprono la sua intera filmografia: dalla trilogia di «Pusher» (l'ultima parte è datata 2007) a opere più recenti come «Bronson» (2008), passando per i poco conosciuti «Bleeder» (1999) e «Fear X» (2003).
Come cornice a questa serie di saggi, due interventi di Alessandro Baratti (il primo su «Pusher», il secondo su «Drive»), che evidenziano similarità e differenze del percorso evolutivo compiuto da Winding Refn nella sua carriera.

In entrambi i casi, la conclusione dei capitoli è affidata a una dichiarazione dello stesso regista che, parlando di «Drive», si sofferma sulla ultra-citata sequenza del corpo a corpo tra i due protagonisti (Ryan Gosling e Carey Mulligan) all'interno di un ascensore: «In ogni mio film c'è una scena destinata a rappresentare il cuore dell'opera […] L'idea era mostrare la schizofrenia di Driver in una sequenza. Da una parte l'amore […] un bacio da fiaba. Quasi sacro. Ma è capace di voltarsi e, istantaneamente, sfondare la testa dell'altro. Cosicché la violenza diventa essa stessa poesia».

Ben due saggi sono inoltre dedicati a «Valhalla Rising» (2009), opera curiosa e importante, dove il protagonista (interpretato dall'attore feticcio Mads Mikkelsen) è un guerriero vichingo che si muove in un universo contrassegnato da atmosfere sospese e rarefatte.
Un film quest'ultimo, ancora inedito in Italia, che (così come questo libro) andrebbe recuperato per capire a fondo la poetica di un regista, piuttosto unico nel panorama odierno, che si prepara nuovamente a sorprendere i suoi tanti fan con un film di prossima uscita : «Only God Forgives», dove torna a lavorare con il lanciatissimo Ryan Gosling.

La vendetta degli anti-eroi: il cinema di Nicolas Winding Refn
A cura di Stefano Giorgi e Fabio Zanello
Il Foglio Edizioni, Piombino (Li), 2012
14.00 euro

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