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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 15:23.

Che cos'è un'immagine? E che valore ha nel contesto della storia dell'arte e della società mediatica? Ruota intorno a questi interrogativi, affidandone la risoluzione al visitatore, la mostra «Gerhard Richter - Edizioni 1965-2012» in calendario dal 31 gennaio al 21 aprile alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Curata da Wolfgang Schoppmann e Hubertus Butin, la rassegna espone per la prima volta in Italia, o meglio al mondo, il corpus completo delle "Edizioni", opere d'arte originali, realizzate non come pezzi unici, ma in un certo numero di copie, dall'artista tedesco in quasi cinquant'anni di carriera. Il risultato è un vero e proprio viaggio all'interno della storia dell'arte contemporanea, una storia che Richter, nato a Dresda nel 1932, ha attraversato, misurandosi con tecniche (stampa, fotografia, pittura, scultura) e materiali (carta, tela, tessuti, libri, cataloghi, persino vecchi vinili) sempre diversi, in parallelo ai movimenti della Pop Art, del Minimalismo e della Performance Art.
Sono circa 150 le opere che si susseguono, non sempre in ordine cronologico, negli spazi immacolati della Fondazione torinese. Praticamente tutti gli esperimenti che l'artista ha compiuto per "democratizzare" la sua arte, rendendola accessibile al vasto pubblico, si ritrovano in mostra: dal primo, Hund (Cane) del 1965, all'ultimo, Die Welt (Il Mondo) del 5 ottobre 2012, dove tra le pagine del quotidiano tedesco s'intravede l'immagine, sfocata, della moglie. Nel mezzo, soggetti noti al grande pubblico, versioni in serie di quadri famosi, come le edizioni fotografiche Ema (Nudo che scende le scale), che fa il verso a Marcel Duchamp; stampe come Mao, Elisabeth (manipolazione di un'immagine, tratta dai giornali, della Regina Elisabetta II), Betty (celebre ritratto della figlia undicenne) e multipli come Sphere e Mirror, ma anche edizioni di dipinti come Grey e Fuji, e la serie di otto Abdu, gli arazzi mai esposti prima d'ora.
Talvolta, nella multiforme produzione di Richter, è il ruolo stesso dell'artista a venire meno: come in 1260 Farben (Colori) del 1974, risultato della composizione casuale delle schede colore, numerate ed estratte a sorte; oppure in Strip, le strisce realizzate tra il 2011 e il 2012, scomponendo e ricomponendo al computer un quadro astratto. Altre volte, l'opera assume i tratti di una sorta di mappa del gesto dell'artista, come in 128 Dettagli da una Foto, 128 scatti, appunto, della superficie di un dipinto. In altri casi ancora, l'artista si diletta in esperimenti di illusionismo ottico, come quando fotografa nove costruzioni tridimensionali in legno da lui stesso realizzate (Neun Objekte), per poi "montarle" con altre immagini, dando così vita a incastri impossibili. Le opere appartengono alla collezione di Thomas Olbricht, l'unico gallerista al mondo a possedere nella sua Me Collectors Room di Berlino praticamente tutte le edizioni di Richter.
Gerhard Richter - Edizioni 1965-2012
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
31 gennaio 2013 - 21 aprile 2013
www.fsrr.org
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