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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2013 alle ore 15:39.

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Paolo Tomelleri (Fotogramma)Paolo Tomelleri (Fotogramma)

Paolo Tomelleri è clarinettista, sassofonista, direttore d'orchestra, compositore e arrangiatore. E' uno dei personaggi storici del jazz e della popular music italiana tuttora in piena attività. Ha 75 anni, essendo nato a Vicenza nel 1938, ma è milanese di adozione da quando, non ancora ventenne, vi si trasferì per completare lo studio del clarinetto nel Conservatorio Giuseppe Verdi del capoluogo lombardo. Nello stesso tempo si unì al gruppo jazz dei Windy City Stompers (Windy City è il soprannome di Chicago) che suonava al Santa Tecla, uno dei locali italiani che ebbero meriti pionieristici nel dare ospitalità alla musica afro-americana.

Il periodo del jazz prediletto da Tomelleri è quello degli anni trenta, detto anche jazz classico o jazz «mainstream» (della corrente principale), oppure Swing Era. Ne furono protagoniste le grandi orchestre di 15/20 elementi dirette da Benny Goodman e da Artie Shaw, per limitarci ai clarinettisti che più hanno influenzato il maestro italiano, contrassegnate da un linguaggio lineare, da ritmi isocroni vivamente battuti e da solisti-improvvisatori di indubbio valore. E' il motivo per cui Tomelleri, oltre a dirigere piccoli complessi, è riuscito a fondare una big band di stile Swing, appunto, con virtuosi quali Emilio Soana alla tromba, Rudy Migliardi al trombone, Alberto Buzzi e Carlo Bagnoli ai sassofoni, Sergio Farina alla chitarra e tanti altri, portandola al successo in concerti ormai innumerevoli e in cd molto apprezzati che fanno parte della sua sconfinata discografia.

Una delle performance più straordinarie dell'orchestra è stato un «Gran Gala» di quasi due anni fa al Teatro Dal Verme di Milano, esaurito in ogni ordine di posti, dove venne riproposto il clima della Jazz Broadway degli anni trenta. Per l'occasione Tomelleri dovette condurre, oltre alla band, una nutrita sezione di archi come talvolta si usava all'epoca da Goodman, Shaw, da Harry James e dai fratelli Dorsey, e alcuni danzatori. Adesso Tomelleri – del quale si dice che sia più facile chiedersi con chi e dove non abbia suonato piuttosto che il contrario – sta realizzando in quintetto (con Rudy Migliardi, Davide Corini al pianoforte, Luca Garlaschelli al contrabbasso e Tommy Bradascio alla batteria) un omaggio a Giuseppe Verdi nel centocinquantenario della nascita, per il quale propone concerti e il cd «Verdi in Jazz» della Music Center.

L'iniziativa non è affatto strana. I musicisti americani del jazz tradizionale conoscevano e amavano il melodramma europeo e soprattutto l'italiano del quale non di rado citavano le romanze nelle loro opere (ad esempio, in un titolo di King Oliver del 1923 compare un'ampia sequenza della Vergine degli Angeli dalla Forza del Destino di Verdi). E oggi un pianista come Danilo Rea – ma non è il solo – compone e improvvisa bellissime variazioni su arie di Puccini, Mascagni e dello stesso Verdi. Il cd «Verdi in Jazz» contiene undici brani fra cui Va Pensiero, Questa o Quella, Come in Quest'ora Bruna meglio nota come L'Aria di Amelia, Amami Alfredo, Libiamo Nei Lieti Calici, la Marcia Trionfale dell'Aida. Le interpretazioni-creazioni del quintetto di Tomelleri sono eccellenti, rispettose dell'originale che è chiaramente riconoscibile, e i ritmi e le atmosfere sono mutuati dalla bossa nova, dallo Swing, dal blues o dai contrappunti del jazz primigenio. Un nuovo, eccellente disco border line come questo, e i relativi concerti, possono contribuire assai a sfatare i pregiudizi che ancora esistono e resistono più di quanto si creda.

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