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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2013 alle ore 19:23.

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I fantaromanzi rivelano spesso verità imbarazzanti su vicende e personaggi d'attualità che non possono essere rese note nelle loro reali identità. È questo il caso del thriller Le mani sul Vaticano di Carlo Marroni – vaticanista del Sole 24 Ore – che narra gli intrighi internazionali che si sprigionano dalla Santa Sede allorché, col papa morente, si avvicina il momento del Conclave che deve eleggere il nuovo pontefice. Nella guerra sotterranea che si scatena per portare alla cattedra di San Pietro questo o quel cardinale e conquistare il supremo potere vaticano, le alte gerarchie ecclesiastiche, spalleggiate dalle grandi potenze, organizzano complesse macchinazioni che fanno uso d'ogni mezzo, lecito e illecito. In questa lotta senza quartiere per il nuovo papa nulla è escluso: non la compravendita dei voti per il Conclave, non i dossier sui candidati da cui nascono i ricatti, e neppure l'intervento dei servizi segreti con il ricorso all'assassinio. Di fronte a un racconto così crudo, se pur romanzato, ci si chiede come mai Marroni abbia potuto immaginare una tale rappresentazione dei vertici della Chiesa. All'interrogativo si può solo rispondere che l'autore è un esperto vaticanista che conosce bene la materia, in particolare i meccanismi di potere che dominano all'ombra del cupolone.

Due sono i cardinali di prestigio internazionale favoriti per la cattedra di Pietro: il palestinese Gabriel Sader dell'Ordine di frati minori francescani, e il gesuita americano Thomas Simpson, prefetto per la Congregazione della Chiese Orientali. Il palestinese, espressione della corrente progressista, ha con sé i cardinali dell'America Latina e di alcuni settori delle Chiese europee capeggiati da Hans Furbaancher, presidente della Conferenza episcopale tedesca. L'americano, conservatore illuminato, è il candidato dei moderati con l'appoggio dei vertici israeliani anti-palestinesi e della Casa Bianca. Questo grande gioco intorno ai cardinali favoriti provoca conflitti d'ogni genere: quello ecclesiastico dei francescani contro i tradizionali rivali gesuiti; quello religioso dei progressisti contro i conservatori; e, soprattutto, lo scontro internazionale tra arabi e israeliani. Nel labirinto politico, diplomatico e religioso che precede il Conclave in cui Sader o Simpson deve conquistare il quorum maggioritario per il papato, irrompe come pesante protagonista il denaro. A favore di Sader si mobilitano i ricchissimi potentati arabi del Golfo che mettono sul piatto quasi un miliardo di dollari per promuovere il futuro papa palestinese, mentre per l'americano vengono raccolte risorse altrettanto ingenti per oliare le diocesi dei cardinali latino-americani. Il vortice del denaro che percorre mille vie senza lasciar traccia, è azionato da quei centri finanziari vaticani, l'Istituto opere di religione (Ior) e l'Amministrazione patrimoniale della Santa Sede (Apsa), che anche di recente hanno occupato le cronache nere a causa dei "corvi" e dell'antiriciclaggio. Alla testa delle operazioni finanziarie pro-palestinese, da una parte c'è il banchiere "Grande di Spagna" Mendoza Fernandez, la cui figlia Carmen, bella e intrigante, intrattiene rapporti prude con il giovane monsignor Luca Ferrari, longa manus del segretario di Stato; e dall'altra il nunzio apostolico a Washington monsignor Lobello che gestisce la rete clientelare pro-Simpson con centinaia di milioni di dollari destinati alle diocesi oscillanti.

Le prospettive del Conclave sembrano dipendere dalla quantità di denaro investito dai due schieramenti. Ma le cose non vanno nel senso previsto per cui i giochi si ingarbugliano. Le ottime quotazioni dei cardinali Sader e Simpson si annullano reciprocamente, anche per la diffusione della notizia del denaro in circolazione che dà origine a una serie di ricatti incrociati. Il gruppo pro-Simpson organizza contro il potenziale papa arabo la misteriosa operazione "Cenacolo" tendente a far restituire dagli israeliani alla Chiesa cattolica il luogo dove duemila anni fa si sarebbe celebrata l'Ultima Cena. Le diocesi sudamericane non accettano il denaro pro-Simpson; e un dossier rivela che Sader quasi mezzo secolo prima, da semplice frate, ha aiutato gli israeliani a occupare la Città vecchia di Gerusalemme. A loro volta i servizi segreti arabi mandano in pista un killer professionale che si scontra con il Mossad, sicché si bloccano tutti i conti cifrati attivati dallo Ior e destinati alle opposte campagne elettorali per il Conclave. Così, dopo la liquidazione dei cardinali favoriti, anche altri potenziali candidati al papato sono eliminati dalla corsa come nel caso del francese Pierre Laval, messo fuori gioco da un dossier sulle sue passate molestie sessuali. Infine il Conclave che si è aperto nella massima incertezza, si conclude con l'elezione inaspettata di un cardinale proveniente dall'Oriente.

È probabile che l'esperto vaticanista dietro il thriller riconosca tratti di personalità esistenti come quelle dei gestori del denaro, il presidente dello Ior Torrealta, il direttore generale marchese Prinetti della Stufa, il presidente del governatorato Barattieri di Serravalle, e il segretario dell'Apsa arcivescovo Sanmicheli. Il profano, però, pur godendo della brillante suspense narrativa, può solo provare a trarre una morale dal fantaromanzo che a chi scrive sembra rappresentare alcune realtà di potere vaticano da ultimo venute alla luce. Risulterebbe così che le alte istituzioni ecclesiastiche del Vaticano sono condizionate dalle lotte di potere e di denaro che poco hanno a che fare con la religione; e che la finanza internazionale, bianca e nera, così come alcuni Stati pesano sul governo interno della Chiesa. Altra e diversa lezione si può trarre dalla inaspettata conclusione del Conclave: la mano di Dio c'è, e talvolta prevale su quella di Cesare, rendendo vani i giochi di potere delle gerarchie ecclesiastiche e degli interessi mondani che sovrastano quelli religiosi.

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