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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2013 alle ore 11:39.

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Niente più del suo nome e del suo "dhoti" bianco rappresenta la non-violenza: 65 anni fa - il 30 gennaio 1948 - veniva ucciso il Mahatma Gandhi e in occasione dell'anniversario del suo assassinio l'India ricorda il padre della patria indipendente con con una serie di cerimonie organizzate nella capitale indiana e in numerose altre località del paese.

In mattinata, il presidente della repubblica Pranab Mukherjee, il suo vice Mohammad Hamid Ansari, ed il primo ministro Manmohan Singh hanno portato un omaggio floreale al Rajghat, il monumento eretto dove Gandhi visse gli ultimi 144 giorni.
Dopo le più alte cariche dello Stato al Rajghat si sono recate il presidente del partito del Congresso, Sonia Gandhi, il ministro dell'Interno, Sushil Kumar Shinde, e il 'chief minister' di Delhi, Sheila Dikshit.

Nato a Porbandar il 2 ottobre 1869, Gandhi si laureò in legge e successivamente si mise alla testa, utilizzando la teoria della nonviolenza, del movimento di indipendenza dell'India dal dominio britannico, ottenuta il 15 agosto 1947. Emblematicamente, fu ucciso appena cinque mesi dopo il raggiungimento dell'agognato obiettivo da Nathuram Godse, un
fanatico hindu di 36 anni che lo salutò amabilmente prima di una sessione di preghiera e poi, dopo avergli fatto un inchino, gli sparò tre colpi da meno di due metri di distanza. Erano le 17,17 quando il tradizionale e semplice vestito bianco da contadino del Mahatma si macchiò di sangue. Accompagnato dalle pronipoti Abha e Manu, Gandhi morì mezz'ora dopo. Le sue ultime parole furono: "Oh Dio...".

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