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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2013 alle ore 10:13.

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Tutto nacque da www.davvero.org. Paola Barbato sceneggiatrice di fumetti italiana e autrice di romanzi, nell'estate del 2011, si chiede con Mauro Marcheselli, perché nessuno, in Italia, provi a raccontare una storia intimista, sentimentale, romantica, ambientata nel nostro paese, genere praticato altrove ma non qui.

"Per un anno avevo provato a proporre un progetto simile – racconta nella presentazione sul sito – ad alcuni editori italiani e la risposta unanime era non va, non ha pubblico. E io non capivo perché dovesse aver senso appassionarsi a vicende di ragazzi che vivono dall'altra parte del mondo, con abitudini e scuole diverse, realtà lontane dalla nostra e non fosse invece possibile raccontare storie analoghe ambientate qui. Non li abbiamo i ragazzi, noi? Genitori, figli, amici, passioni, dolore, amore, rabbia? Mi sono ribellata a questa idea preconcetta, non si può decretare che una cosa non funziona se prima non si prova a farlo. Così, per principio, mi sono detta: ci provo io".

E così dopo aver buttato giù in un giorno e in una notte impianto narrativo e idea della serie, apre un bando pubblico per disegnatori sulla Rete. Rispondono in 200. Il primo passo di un'avventura stupenda, che coinvolgerà anche quel geniaccio di Makkox, e che va avanti per 70 puntate, raccogliendo sempre più lettori, facendo disegnare giovani talenti, magari a volte grezzi ma di sicuro interessanti e originali. Un piccolo miracolo editoriale, che sfrutta internet anche per colorare tavole che in edicola sarebbero in bianco e nero (anzi, sarebbero state, perché la Star Comics ha portato la serie in edicola pochi mesi fa).

E che questa sia la nuova strada è dimostrato dal successo per nulla virtuale di altri talenti come Zerocalcare – le sue tavole vengono attese dai navigatori con ansia, i suoi libri hanno avuto un grande e meritato successo – e Christian Mirra (autore su carta di Quella notte alla Diaz) che presto potrebbe mettere sul suo sito un dirompente insieme di tavole divertentissime su temi socialmente rilevanti. Nessun professionista, nessun nome noto, nessun grande attore a far da modello inconsapevole ai protagonisti. Martina, 19 anni, che nacque all'inizio dalla matita del compagno della Barbato, Matteo Bussola, è un giovane universitario di Brescia: biondina e con un bel fisico, ma anche con un viso poco interessante e un naso importante. Non è una pin-up e soprattutto è la classica borghese di provincia inetta e indolente, disperazione per dei genitori che le hanno dato troppo, ma solo in termini materiali, zimbello di amici ed ex ragazzi che la considerano un'oca stupida.

Quando il padre le rinfaccia entrambe le cose, chiedendo un maggiore impegno all'università e sfidandola ad andarsene mettendole davanto 20.000 euro in contanti, lei prende e se ne va. E da qui nasce un'altra storia: prima in albergo a dilapidare il gruzzolo, poi in un appartamento condiviso da tanti giovani – studenti e non – in cui le danno una stanza poco più grande di un letto. Davvero si chiama così perché Paola Barbato racconta qualcosa che potrebbe succedere davvero, il percorso di formazione di una ragazzina viziata che, all'inizio, ti è antipatica, così ingrata e inconsapevole della sua fortuna, piccola donna senza qualità. Poi delle lacrime le rigano gli occhi, il mondo la deride perché lei non lo conosce, alcuni se ne approfittano e altri, gli outsider (come l'irresistibile Selena, ma anche il bonaccione Rosco), l'adottano.

I disegni sono di ottimo livello, la trama e i dialoghi sono anche migliori: questo fumetto ha il suo segreto nella complessa semplicità che lo permea. Complessa come la vita di ragazzi in cerca d'autore e di realizzazione, semplice come possono essere le decisioni estemporanee di chi ha tutta la vita davanti. Il fumetto sta cambiando, cerca di aderire, fisicamente e moralmente, alla realtà. E di sicuro, non è un difetto.

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