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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2013 alle ore 08:17.

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Uno degli aspetti più vitali del teatro che si fa oggi è la sua capacità di contenere una molteplicità non soltanto di linguaggi ma anche di storie umane, di esperienze, di singolari scelte esistenziali che magari dal teatro in senso stretto si discostano, ma che soltanto nel contesto teatrale trovano una propria piena legittimazione. Vale la pena di segnalare, in questo senso, l'interessante caso di Claudio Zanotto Contino, animatore culturale del Comune di Torino, studioso delle tradizioni, che ha deciso di dedicare il tempo libero a una curiosa attività.
Nei fine settimana, facendo base in una vecchia cascina di Cuceglio Canavese, organizza infatti passeggiate-spettacolo sulle vie dell'antica transumanza degli asini, ovviamente con gli asini al seguito. E poiché forte è ormai il legame con questi begli animali, che solo un radicato stereotipo collettivo fa oggetto di sciocche caricature infantili, ignorandone il fascino selvatico e primitivo, ha anche deciso di riportare in auge al loro fianco un'usanza contadina del passato, quella della narrazione orale, del cosiddetto "teatro di stalla".
Di "teatro di stalla" si è cominciato a parlare una quarantina d'anni fa, quando il poeta e drammaturgo Giuliano Scabia mise in scena, con allievi del Dams, un testo in versi che proveniva dall'appennino reggiano, Il gorilla quadrumàno, rappresentato coi tipici strumenti dell'iconografia popolare di allora, mascheroni, pupazzi, cartelli da cantastorie. Ma quello spettacolo veniva recitato nelle piazze dei paesi e nelle grige periferie urbane, mentre Zanotto Contino accoglie gli spettatori in una stalla vera, fra atmosfere fantastiche d'altri tempi.
Le suggestioni della serata cominciano dal l'ambiente stesso, che ha magnifici soffitti di mattoni a volta e mangiatoie di legno originali. La stanza è piccola, raccolta, ma per niente soffocante. L'illuminazione a candele crea riflessi onirici sulle pareti: si capisce che i nostri avi, in simili situazioni, evocassero storie di diavoli e spettri. Il riscaldamento, ottenuto da una stufa, non garantisce climi tropicali, ma unito al calore dei corpi può bastare. E poi c'è l'odore della biada, e il suono delle mascelle dell'asina Geraldina, che la divora.
Quando sono arrivati tutti – una trentina di persone, sistemate su lunghe panche – il padrone di casa può cominciare: entra in tenuta da mandriano, pantaloni alla zuava, giaccone sformato, cappellaccio. Offre tisana al pubblico, dentro rudimentali tazze di metallo. Poi si mette a dipanare il filo dei suoi racconti, sempre legati a memorie locali: personalmente ho potuto seguire le vicende del minatore Colombano Romean, che nel 1533, in Val di Susa, scavò da solo un condotto per l'acqua di cinquecento metri nel fianco della montagna, e dopo avere ultimato l'opera fece una fine misteriosa.
Il testo, di Luciano Nattino è semplice, l'esposizione di Zanotto Contino è volutamente naïf, ma non dà mai l'impressione di un'ingenuità artificiosa: tutto, in questa proposta, sembra naturale e consequenziale, tutto pare seguire una sua profonda necessità che si può definire etica, il luogo, gli asini, la tisana, i temi trattati, lo stile usato per affrontarli, l'efficace accompagnamento, con fisarmonica e percussioni, di Beppe Turletti, quel tanto di anacronistico che si respira nell'insieme, e che invece risulta assolutamente contemporaneo.
Persino le strette relazioni con un'ala pacifica del movimento No-Tav rientrano nel quadro: si può non essere d'accordo con le loro idee – e per quanto mi riguarda continuo a non esserlo – ma cogliendole da questa prospettiva si avverte che esse rispondono a una precisa vocazione identitaria, a un'indissolubile esigenza di difesa delle proprie radici, più che al mero rifiuto di una ferrovia. E il teatro, in fondo, serve anche a questo, a farci capire meglio delle realtà che non conosciamo.
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Oggi alle 16 Leggende delle Alpi, omaggio a Maria Savi Lopez. Domenica 17 dalle 10 Le Gallerie della Regia Bealera Brisacca, promenade spectaculaire da Cuceglio e San Giorgio Canavese. Tel. 3396388826

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