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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2013 alle ore 15:46.

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Richard Avedon - Rudolf Nureyev, Paris, July 25, 1961Richard Avedon - Rudolf Nureyev, Paris, July 25, 1961

«The naked man», presso il Lentos Kunstmuseum di Linz, in Austria (fino al 17 febbraio) è una mostra che sfrutta il recente interesse suscitato nel paese che fu degli Asburgo per il nudo maschile. Solo che qui si parla esclusivamente di Novecento - laddove la simultanea mostra dello scandalo di Vienna percorre circa 5 millenni di raffigurazione della virilità – e il discorso si fa spudorato.

Con tre curatrici agguerrite a ricordarci che mentre prima erano le donne a doversi svestire per "entrare" nei musei, oggi tocca ai maschi mostrare le loro grazie. Punto.

Tutto ebbe inizio intorno al 1900, quando gli artisti cominciarono a sottoporre la loro percezione del maschio a una revisione radicale. In un un'epoca in cui d'un tratto millenarie certezze andavano svanendo, il ritratto maschile nudo diventa mezzo principe per l'esplorazione della società: spuntano così carni scoperte, inermi, prive di una qualsivoglia connotazione eroica tradizionale e scevre dai travestimenti mitologici dell'era neoclassica. Ecco che il nudo maschile si afferma come il formato perfetto per il posizionamento di sensibilità specifiche, in tutti i media artistici. Un punto di vista esclusivamente riservato ai soggetti di sesso femminile, fino ad allora, adesso spinge gli artisti a confrontarsi con la propria reale natura, senza risparmiarsi di registrare pure il risolutivo decadimento del proprio corpo.

Di tale ipotetico percorso di svestimento virile, si può asserire che il Rudolf Nureyev fotografato da Richard Avedon il 25 luglio 1961, segni una sorta di punto topico. Avedon, eccezionale ritrattista di celebrità internazionali, immortala il più popolare ballerino del mondo. Lo scatto è parte di una serie che mostra l'icona del balletto classico che esegue figure virtuose tutto nudo. Adesso, Nureyev si ferma e presenta con fiducia il proprio corpo ben tonico alla macchina fotografica. Un monumento al maschio moderno che si staglia contro un semplice sfondo bianco, a rivelare qualcosa di più della pornografia esibita nell'aspetto esteriore. Colui che ha rivoluzionato il concetto dei ruoli maschili nel cristallizzato mondo del balletto e che morì di Aids nel 1993, ci lascia così l'eterno dilemma del maschio di ogni tempo: possenza o fragilità? Miseria e nobiltà.

La Great White Way (1988) di Keith Haring, al contrario, col suo alto distaccarsi dal becero realismo per trasformare ogni cosa in un cartone animato, pare subito riportarci al senso totemico del tutto.

Foto, sculture, ritratti. Attraverso le 12 sezioni della mostra si giunge persino a scoprire che la nudità non è un privilegio riservato esclusivamente ai giovani: poiché il corpo maschile sarebbe da contemplare non solo in ideali corpi atletici e piena di vita. Qui, a Linz, scoprirete che l'uomo maturo è più disinibito e quindi riesce a dare il meglio di sé «quando resta in mutande o nudo» - come sostengono le curatrici - e che il ritratto di una persona anziana è sempre stata una sfida particolare per gli artisti. E va da sé che secondo la saggista e visual artist Etel Adnan «dipingere un uomo significa trasformarlo in una donna».

Alla fine non si tratta solo di invertire il tradizionale rapporto tra il pittore e la modella: il desiderio non diviene mai una questione secondaria e la supposta attuale irrilevanza di antichi tabù è ancora tutta da dimostrare. La sensazione ultima è che il maschio nudo – erotico o meno - si celebri da sé, indipendentemente dall'orientamento sessuale dell'artista e da quello dello spettatore. E poi, l'uomo in bella mostra su un piedistallo – grazie al ritorno delle quote azzurre – piace sempre più. Meglio ancora se ignudo.

The naked man
Lentos Kunstmuseum Linz, Austria
Fino al 17 febbraio 2013
A cura di Sabine Fellner, Elisabeth Nowak-Thaller, Stella Rollig
www.lentos.at

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