Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 16:57.

My24

Il cinema americano continua a deludere all'interno del concorso berlinese: dopo «Promised Land», tra i film meno convincenti di Gus Van Sant, oggi è il turno di «The Necessary Death of Charlie Countryman», esordio al lungometraggio di Fredrik Bond, con protagonista Shia LaBeouf.

L'attore interpreta Charlie, un ragazzo ossessionato da visioni della madre defunta, che, proprio durante una di queste apparizioni, gli suggerisce di recarsi a Bucarest per cambiar vita. Mentre è in volo per raggiungere la Romania, un compagno di viaggio appena conosciuto muore improvvisamente: Charlie si troverà così costretto a consegnare il bagaglio di quest'ultimo alla figlia Gabi (Evan Rachel Wood), una ragazza affascinante e misteriosa di cui s'innamorerà perdutamente. «The Necessary Death of Charlie Countryman» si apre con la conclusione della storia: la (necessaria) morte del protagonista, citata fin dal titolo, anticipa un lungo flashback in cui si racconta come il giovane sia finito in un mondo drammaticamente segnato dalla criminalità e dalla violenza. Uno stratagemma banale - iniziare con la fine - per un film che certamente non ha nell'originalità il suo punto di forza. La narrazione è piuttosto didascalica e resa frizzante soltanto dallo stile pop e colorato del regista: Bond, alla sua opera prima, dimostra un discreto coraggio ma il suo lavoro è fin troppo influenzato dalla tipica estetica dei videoclip.

Tra le note positive, da segnalare la buona performance di Shia LaBeouf: decisamente più maturo rispetto alle sue pellicole precedenti, riesce a tenere testa ai tanti attori importanti in scena, da Mads Mikkelsen al premio Oscar (vinto nel 2010 per «The Fighter») Melissa Leo. Poco convincente è anche «A Long and Happy Life» del russo Boris Khlebnikov. La trama ruota attorno a Sasha, un giovane che vive un'esistenza tranquilla in un paesino del nord della Russia, badando alla sua fattoria e passando il tempo libero con Anya, la segretaria di un dipartimento amministrativo locale. A sconvolgere la sua serenità, interviene un potente investitore deciso a comprare la sua proprietà: Sasha non vuole abbandonare la fattoria, ma le autorità, così come gli invidiosi contadini dei villaggi vicini, si schierano immediatamente con il ricco uomo d'affari. Ispirandosi, come da lui stesso dichiarato, ai canoni del western occidentale (in particolare a «Mezzogiorno di fuoco» di Fred Zinnemann del 1952), Boris Khlebnikov vorrebbe trasportare quei modelli narrativi (in cui un uomo si trova a combattere contro tutto e tutti) alla Russia rurale contemporanea, ma il suo progetto appare fin da subito troppo ambizioso. L'autore fa eccessivo affidamento alle parole, risultando ridondante e incapace di far raccontare anche alle immagini la storia che aveva in mente.

Attento unicamente a trasmettere al pubblico i contenuti del suo lavoro, il regista si limita a una messa in scena scolastica e priva di qualsiasi guizzo cinematografico degno di tale nome. Tematiche western sono presenti anche in «Gold», l'ultima fatica di Thomas Arslan. Ambientato in Canada nel 1898, il film mostra un gruppo di immigrati tedeschi alla ricerca di un famigerato giacimento d'oro. Non riuscendo a trovare il giusto tragitto, si avventureranno lungo un percorso impervio che li allontanerà dalla meta del loro viaggio. Atmosfere sospese e temi (anche troppo) dilatati caratterizzano un film che, con il passare dei minuti, perde buona parte del suo fascino iniziale. Arslan si affida alla freddezza delle videocamere digitali, alternando sequenze dal forte impatto visivo ad altre del tutto superflue. «Gold» è un prodotto che gira spesso a vuoto ma, grazie soprattutto a una fotografia davvero suggestiva, rappresenta ugualmente una piccola boccata d'aria fresca all'interno di un concorso che fino a questo momento si è dimostrato piuttosto piatto. Nel cast, da segnalare la presenza dell'ottimo Lars Rudolph, noto per la sua interpretazione ne «Le armonie di Werckmeister», capolavoro di Béla Tarr presentato al Festival di Berlino 2001.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi