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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2013 alle ore 08:20.

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Chi non ha ricevuto la trasmissione orale non può costruire giardini. Così iniziano le Illustrazioni delle forme di montagne, pianure e corsi d'acqua attribuite al monaco Zoen. Sono passati due secoli dal Sakuteiki, il testo redatto dal nobile Toshitsuna in epoca Heian, la stessa del Genji monogatari redatto anch'esso in bungo, il linguaggio semplice, sintetico e privo di ornamenti retorici utilizzato nella vita quotidiana, in particolare nella scrittura femminile. Cominciamo dalle Illustrazioni per l'emozione di inoltrarci nel mondo sapienziale, arcaico, delle fiabe.
Non conosco altri testi dove si possa leggere di una pietra che deve restare segreta, e per questo si scaveranno due buche, versando riso così che nessuno sappia quale ha nome e quale no: segreto necessario a proteggere da influssi nefasti. Innumerevoli quanto i kami, le pietre: da quella dell'eterna giovinezza giù giù fino alle pietre dell'appagamento, della richiesta, dell'amore, dell'attesa. La pietra della totalità si colloca dentro il lago, mentre sulla pietra per spegnere il fuoco si estingue la torcia con cui si riaccompagna l'ospite. Guai a capovolgerne una: lo spirito che vi dimora, disturbato, diverrà malevolo. Ammonisce Zoen: chi non è in grado di riconoscere né la direzione di scorrimento dell'acqua né il corretto ordine degli elementi che compongono un giardino è persona del tutto insufficiente ed è come non lo vedesse affatto. Inutile quindi presumere che, per vedere certi celebri giardini, sia sufficiente affrontare il viaggio.
I due volumi di Paola Di Felice, L'universo nel recinto, sono un buon viatico. Sono centrati nella natura, non nell'uomo, osservava Fosco Maraini dei giardini d'Oriente: se a Boboli Andromeda siede su uno scoglio, nel Tempio della Fragranza dall'acqua affiora una nuda pietra. In Giappone il giardino costruisce un'immagine della natura, è luogo dove meditare, purificarsi nel contesto di una spiritualità non salvifica, ma tesa ad affinare le facoltà cognitive affiancando al ragionamento l'intuito. Le rocce occupano un posto di primo piano perché rappresentano una forma condensata di energia, vi è impressa la memoria di flussi ed eventi tellurici e climatici primordiali: una visione che anticipa di un millennio la geologia come comprensione dell'evoluzione terrestre.
In epoca Kamakura gli ishitateso, monaci costruttori di giardini, consideravano la vegetazione ausiliaria rispetto alle pietre e prediligevano il pino perché sembra scaturire dalla roccia stessa, ovvero da uno stato della materia prossimo all'energia cosmica. Il giardino favoriva l'esperienza mistica, era luogo di un possibile satori, di connessione all'indifferenziato. Del resto, non fu nel grembo della natura, ai piedi di un Ficus, che il Buddha ricevette l'illuminazione? L'irrigidimento in senso monastico è sviluppo posteriore, e sfocerà nel cliché del giardino zen dentro un paesaggio asciutto. Nel periodo della fioritura culturale Heian, i giardini erano invece realizzati prevalentemente da nobili quali possiamo incontrarne nelle pagine struggenti di Murasaki Shikibu. Veniva privilegiato l'equilibrio tra godimento contemplativo della natura e ricreativo, con gite in barca o gare poetiche.
I giardini riproducevano, idealizzandolo, il paesaggio: la montagna, il lago, l'isola, la cascata, ma catturavano anche il ki, l'energia benefica, per esempio facendo scorrere l'acqua nella giusta direzione, che è diversa da luogo a luogo. Perché non ci sono regole codificate una volta per tutte, mentre condizione indispensabile alla creazione di un buon giardino è un atteggiamento docile e ricettivo verso il luogo. È questo il motivo portante nel Sakuteiki come nelle Illustrazioni qui presentati, che non sono altro che canovacci, promemoria nella trasmissione da maestro a discepolo. Così, quando si tratta di potare: nessuno scritto potrà mai spiegare la giusta distanza tra un ramo e l'altro, in quali circostanze anche rami contorti e poco belli possano aggiungere un tocco d'armonia. Solo un lungo apprendistato darà frutto. Nulla sostituisce la trasmissione diretta, ribadisce Zoen invitando a seguire l'intuito e il cuore, meglio ancora: ad adoperare il cuore che, senza una pratica continua, diventa ottuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Di Felice, L'universo nel recinto.
I fondamenti dell'arte dei giardini e dell'estetica tradizionale giapponese, Leo S. Olschki editore, volume I,
pagg. 206, € 25,00;
volume II, pagg. 160, € 20,00

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