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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2013 alle ore 08:40.

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Un paio di mesi fa, in un posto chiamato Newtown, nel Connecticut, Stati Uniti, un ragazzo di nome Adam Lanza si è impadronito della collezione di armi di sua madre (aveva una collezione di armi? Già questo era strano), le ha sparato uccidendola, ha preso la macchina, è andato fino alla scuola elementare del quartiere e lì ha assassinato venti bambini fra i sei e i sette anni di età.

Ha ucciso anche quattro insegnanti, la psicologa e la preside della scuola, e alla fine si è suicidato (anche se solo dopo che la polizia era arrivata). Nel momento in cui scrivo queste righe, nessuno ha detto che Adam Lanza fosse preda di un'ideologia folle e omicida. Magari era diverso dal raccapricciante Anders Breivik, che in Norvegia ha assassinato 77 persone, quasi tutti adolescenti, nel nome di un'ideologia folle inventata da lui stesso, anti-islamica e anti-marxista; ed è diverso dal raccapricciante Muhammed Merah, che in Francia, a Tolosa, ha assassinato lo scorso anno cinque persone, fra cui due bambini e il preside di una scuola, nel nome di un'ideologia folle che sostiene di essere l'Islam.
O forse in realtà Lanza non era così diverso. Breivik si vedeva come il soldato di un esercito fondato sulle tradizioni cristiane del Medioevo e Merah si considerava un guerriero nell'armata del jihad. Qualunque idea nutrisse il giovane Lanza, si vestiva con divise militari, segno eloquente del fatto che anche lui si considerava soldato di un esercito. Non possiamo far altro che concludere che in tutti Paesi del mondo esistono stravaganti eserciti autoproclamati, dediti fino alla morte all'omicidio di bambini.

Il fatto che citi casi avvenuti in Norvegia e in Francia non significa che voglio distogliere l'attenzione dagli Stati Uniti. Il culto militaresco delle armi è un tratto tipicamente americano. È un culto che non riesco a capire. Vedo che il presidente Obama, dopo una prudente attesa, finalmente ha deciso di proporre misure per limitare e regolamentare il ruolo delle armi nella vita americana. «Urrà», dico io. Anche così, però, non è Obama l'eroe del massacro del Connecticut. Tutti sanno chi sono stati i veri eroi.
Sono state le insegnanti. La preside e la psicologa della scuola di Newtown – due donne di mezza età – a quanto sembra sono state uccise mentre fronteggiavano l'assassino. Tutte le altre insegnanti, sia quelle uccise che quelle sopravvissute, si sono comportate con grande altruismo, pensando esclusivamente a salvare i bambini. Anche i poliziotti si sono comportati splendidamente, pur essendo poliziotti di paese che di solito devono occuparsi tutt'al più di comminare multe per infrazioni del codice della strada e di evitare che gli adolescenti alzino troppo il gomito.

I poliziotti sono arrivati subito alla scuola, con le armi spianate, senza un solo caso di vigliaccheria, nonostante nessuno sapesse con esattezza se l'assalto omicida fosse opera di un pazzo isolato o fosse un'imboscata terroristica. Le insegnanti e i poliziotti si sono comportati nello stesso identico modo, come persone che accettano automaticamente il loro dovere professionale, come se fossero – a proposito di eserciti – soldati disciplinati.
Quanto coraggio dimostreranno i politici americani nei loro sforzi per regolamentare il culto delle armi? Lo scopriremo. La risposta non è scontata. Ma sappiamo già quale valore dare all'eroismo delle insegnanti e dei poliziotti di una piccola cittadina.

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