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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2013 alle ore 15:28.

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Un inedito ritratto da "dentro" di un'icona inquieta e immortale, si svela sul palcoscenico del Teatro Parenti, chiaroscuri cangianti di un'esistenza straordinaria, una consonante per identificare un mito: C come Chanel. Incontriamo la più famosa mademoiselle per sovranità al Ritz, la stanza d'albergo si trasforma nel confessionale autobiografico dell'indomita e fragile Gabrielle- Coco, corpo dall'elegante silhouette, voce e fremiti di un'attrice dal talento indubbio: Milena Vukotic.

A lei è affidato il compito arduo di incarnare non il personaggio pubblico, ma l'anima privata di una donna naturalmente chic dallo spirito rivoluzionario, che ha sovvertito con stile inimitabile la moda del Novecento, ma non aveva sanato mai la solitudine profonda e le ferite di un'infanzia sofferta. Flash-back liberamente temporali ed esistenziali, scandiscono il racconto, scaturito dalla penna drammaturgica di Valeria Moretti, efficace ma in alcuni momenti retorico.

Tra manichini feticcio, maree di alcol e sigarette, entriamo nell'album di ricordi di una struggente Coco avvolta nella luce crepuscolare della disperata e disperante età senile. Bizzosa come gli amati cavalli " Altro che regina della moda, io sono la regina delle cavallerizze" vanesia, malinconica, mangiatrice di uomini, ragazzina sperduta tra le monache dell'orfanatrofio incredibilmente ispiratrici del suo tocco di forbice lineare e sobrio. Nata povera ma caparbia e ambiziosa, Coco-Milena, ripercorre le tappe salienti della sua prodigiosa avventura, ricapitola e assembla i ricordi in un umanissimo collage del cuore. Fluiscono le esibizioni al caffè concerto con la canzone

"Qui qu'a vu Coco?" da cui nacque il leggendario nome d'arte, il primo amante Etienne de Balsan che le permise mantenendola di diventare stilista, le passioni che le incendiarono il petto da Jean Cocteau a Igor Stravinskij, le relazioni con il duca di Westminster che non volle sposare " Il mondo è pieno di duchesse di Coco c'è né una sola" e quella con un ufficiale tedesco che le costò l'esilio, l'amore incondizionato per Boy Capel perduto in un incidente stradale, da lì le petite robe noire per far portare a tutto il mondo quel lutto, le amicizie fondamentali con Picasso e Misia Sert. E' un fiume in piena la Vukotic, bravissima nel toccare con levità e tensione emotiva le innumerevoli corde della narrazione, Roberto Piana con regia sobria ed elegante le costruisce intorno un'atmosfera tra l'onirico e il backstage, suggestionata e scandita dal continuo cromatismo delle luci di Vincent Longuemare e dalla lineare scenografia di Guido Caodaglio, con pannelli che rimandano affascinanti momenti di ombre velate dei protagonisti.

I vari ruoli delle errabonde visioni nel passato di mademoiselle, dal fedele maggiordomo Jack, al giornalista russo e gli amanti della divina Coco, sono interpretati da David Sebasti, che non sempre riesce a essere versatile nei repentini cambiamenti. Lo spettacolo eccelle per la prova attoriale della Vukotic, scivolando teneramente sul finale tra le note della filastrocca "Les petites marionettes", Coco candida bimbetta aspetta il suo papà che non tornerà mai più dietro il cancello dell'orfanatrofio e si congeda dalla sua vita da romanzo addormentandosi per sempre accoccolata sul divano del Ritz.

"C come Chanel" di Valeria Moretti. Regia di Roberto Piana. Scene di Guido Caodaglio. Costumi Alessandro Lai. Luci di Vincent Longuemare. Interpreti: Milena Vukotic e David Sebasti. Produzione Teatro dell'Istante/ Stefano Mascagni/ Roberto Piana. Foto di scena di Davide Furia. In replica fino al 17 febbraio Sala A come A- Teatro Franco Parenti- Milano http://www.teatrofrancoparenti.it/

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