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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 15:32.

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A San Valentino anche al cinema sono protagoniste le storie d'amore: per festeggiare la ricorrenza, nelle nostre sale arriva il melodrammatico «Blue Valentine» di Derek Cianfrance con Ryan Gosling e Michelle Williams.

Presentato al Sundance Film Festival 2010, il film esce in Italia con ben tre anni di ritardo rispetto alle prime proiezioni americane, dove ha fin da subito ricevuto una buona accoglienza critica. La storia ruota attorno a una coppia in crisi, Dean e Cindy, che prova a salvare il proprio matrimonio passando una notte romantica: continui flashback mostrano il nascere e l'evolversi della loro relazione, dai momenti più felici a quelli più difficili.

Affascinante seppur imperfetto, «Blue Valentine» è un'operazione (complessivamente) riuscita, in grado di trattare con forza e in maniera mai scontata le varie fasi di un rapporto amoroso. A tratti discontinuo nella resa, il film alterna momenti piuttosto piatti ad altri difficilmente dimenticabili: in primis rimarrà impressa la struggente sequenza in cui Cindy annuncia al suo compagno di essere incinta. I due attori sono (ormai da diverso tempo) tra i migliori interpreti americani della loro generazione e basterebbe ammirare la toccante scena conclusiva di «Blue Valentine» per averne l'ennesima conferma.

Un melodramma (in questo caso adolescenziale) è anche «Noi siamo infinito», esordio dietro la macchina da presa dello scrittore Stephen Chbosky, che propone sul grande schermo il suo romanzo «The Perks of Being a Wallflower». Ambientato nel 1991, il film racconta la vita di Charlie, ragazzo intelligente ma estremamente timido e introverso, che deve affrontare il primo anno di liceo. Lo aiuteranno ad ambientarsi due studenti più grandi: il carismatico Patrick e la sorellastra Sam.

La fiera del grossolano, del banale e del cattivo gusto: così si può sintetizzare «Noi non siamo infinito», prodotto furbescamente studiato a tavolino in tutte le sue parti (compresa la scelta di Emma Watson, ex-Hermione della saga di «Harry Potter», nel ruolo di Sam) nel tentativo di colpire lo spettatore con forzati colpi di scena e scelte ricattatorie. Dal pedante incipit all'artefatta conclusione, risulta difficile trovare un momento cinematograficamente non solo degno di nota, ma quantomeno accettabile. La mano registica di Chbosky è ben poco delicata e decisamente inadeguata alla direzione di una pellicola inserita all'interno di una programmazione in sala.

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