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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 07:40.

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Chi temeva che avrebbe imitato il dimissionario Ratzinger starà tirando un sospiro di sollievo per l'incidente diplomatico con la Santa Sede scongiurato. Chi temeva che avrebbe violato la par condicio forse si sarà ricreduto: ha imitato Berlusconi, Bersani, Ingroia e Montezemolo (che appoggia Monti), tirando fendenti a Destra e Sinistra. O forse no.

È il comico Maurizio Crozza l'uomo copertina della prima serata di Festival. Nessun dubbio a riguardo: vuoi per la contestazione generata in sala e sedata dalla vigilanza, vuoi per gli applausi unanimi del finale. Ha rubato la scena al concorso canoro rivoluzionato da Fabio Fazio, con i big in gara contro sé stessi, ciascuno con due canzoni da sottoporre a pubblico e critica. Ha «bucato» più di Luciana Littizzetto che pure non ha fatto sconti in quanto a battute politiche. E infatti la serata inaugurale della 63ma edizione del Festival di Sanremo, ha avuto il picco di ascolto proprio quando Maurizio Crozza stava ultimando la parodia su Bersani e le sue metafore: in quel momento, alle 22 e 43, gli spettatori sintonizzati su Rai1 erano 17 milioni 33mila. Il picco di share si é avuto invece alle 24 e 08, alla fine dell'esecuzione di "Nel blu dipinto di blu" in omaggio a Domenico Modugno: é stato pari al 58,89%.

Berlusconi «Formidable» e via coi fischi
Preceduto dall'altolà di Silvio Berlusconi che lo invitava a «stare lontano dal papa», Maurizio Crozza entra all'Ariston proprio nei panni del Cavaliere. «Ma che figata, non mi sono mai divertito così da quando Alfano ha detto che il Pdl faceva le primarie», esordisce. Ma dal pubblico qualcuno urla «Vai a casa!», poi «No politica a Sanremo!». Lui si blocca. «La mia non è propaganda», prova a spiegare. «Fuori!», si sente gridare ancora. Urla provenienti a quanto pare da due contestatori intercettati dalla vigilanza che, dopo essere stati accompagnati nel foyer per il controllo dei biglietti, sono tornati in sala.

La tensione contrae il volto dell'attore, lo blocca, tanto che tocca a Fazio intervenire per tentare di placare gli animi e di convincerlo ad andare avanti. Crozza-Silvio B. si rivolge anche al dg Rai, seduto in platea: «Ora dico qualcosa che fa venire uno choc, per esempio che non bisogna pagare il canone Rai, Gubitosi dove sei? Beccati diecimila euro. Non sono i miei, sono i vostri». E poi: «Faccio Totò o taglio i fondi alla scuola pubblica? Per me è uguale. Sono vent'anni che lo faccio e voi continuare a votarmi. Io questo paese lo odio, altrimenti perché avrei proposto il condono? Io questo paese voglio distruggerlo». Poi intona «Formidable», che per lui fa rima con «condannablè, ricattablè, impunible, inevitable che non me ne andrò più».

Bersani e le metafore
Poi Crozza si fa serio. «La verità è che siamo ingovernabili. Non saremo mai come gli Stati Uniti, rimarremo sempre come gli Stati disuniti d'Italia». Per qualche secondo si muove a scatti come il suo Monti-robot, poi tocca alla parodia di Bersani: «Porco boia, ragassi, siam qui qui ad accordare gli spaghetti alla chitarra», dice citando una delle sue tipiche metafore. Nei panni del leader del Centrosinistra intona «Vieni via con me». A modo suo: «Metafore, metafore, metafore, good luck my baby/ Metafore, metafore, metafore, sian mica qui a…». Il segretario Pd «sembra uno di quei monaci zen seduto sulla riva del fiume, solo che è così sfigato che invece del nemico passa l'onda di piena che lo travolge». Ma «così sfigato che se dovesse vincere le elezioni, il 28 si dimette il papa e lui comunque è la seconda notizia».

Da Ingroia a Montezemolo
Dopo l'unico riferimento, in tutto il monologo, all'addio del pontefice, per par condicio Crozza «si Ingroia», trasformandosi nel leader di Rivoluzione Civile, un ossimoro più che un movimento: come fa una rivoluzione a essere civile? È una contraddizione». E qui interpreta una surreale telefonata di Robespierre a Versailles per chiedere con civiltà la testa di Maria Antonietta. Nel mirino finisce pure la lista Monti, «sostenuta da gente come Tronchetti Provera, Ilaria Borletti Buitoni, Luca Cordero di Montezemolo: questa non è la società civile, è l'alta società civile, è la società civile gold, l'elite dal doppio cognome: basterebbe mettere l'Imu sul secondo cognome e salveremmo il bilancio dello Stato». Per chiudere, la parodia di Montezemolo («Fazio, com'è bravo lei. La vuole una Ferrari station vagon?») e il finale tra gli applausi. A fine intervento il presentatore ringrazia tutto il pubblico dell'Ariston «che ci ha aiutato a riconoscere due persone già note che hanno cercato di farsi riconoscere anche stasera». C'è da credere che la sua esibizione si prenderà gran parte delle reazioni politiche di giornata.

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