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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2013 alle ore 03:54.

Grigio è il colore dominante. Dei muri, delle scale, dei templi edificati a blocchi sempre ricomponibili. Delle pietre, tenute in mano o disposte a terra, usate come arma ma anche come prolungamento del corpo e come strumenti per scandire ritmi musicali.
E nero è il colore dei costumi, dalle fogge severe, monacali (che acquisteranno, via via, la normalità di abiti d'oggi). Sono questi gli elementi visivi che compongono il labirinto di legami di pietra di "Puz/zle", il nuovo lavoro di Sidi Larbi Cherkaoui. Un puzzle, appunto, per una costruzione cosmopolita – la definizione delle identità, delle culture, delle diversità nell'unità - che gioca su diversi piani linguistici – danza, musica, canto – secondo il talento multiforme del coreografo belga-marocchino. Sidi Larbi dà vita a una scomponibile e articolata catena umana, mentale e fisica; a sinuose e tortuose file frontali, orizzontali, verticali dei corpi, che trovano appiglio, scontro e impulso, da quei blocchi di pareti manovrate a vista, con una danza che sale, che aspira alle altezze, ma nasce da terra, si sporca, si abbarbica, si nutre dell'orizzontalità del suolo e del rapporto con l'altro. Perché ogni cultura si alimenta della diversità dell'altra, sembrerebbe volerci dirci Cherkaoui. E lo esprime con una danza fluida, liquida, ondulata, poi spigolosa, aguzza, spezzata, acrobatica, che trova il suo centro nel bacino, pronta sempre a esplodere in quei movimenti che si gettano selvaggiamente contro il muro, che stramazzano a terra, che avvolgono l'aria fendendola, che roteano come marionette sconnesse, che vibrano in arabeschi mistici, che si bloccano in fermo-immagine presto scomposti.
Nel ridefinirsi sempre scultorea in assoli, duetti, gruppi di terzetti, la coreografia enuclea frammenti di storie che hanno a che fare con le differenze, con l'amore di sé e il suo opposto, con le lotte, con la spiritualità, con la tolleranza. Questa sorta di "umanesimo mistico" di Sidi Larbi oscillante tra serenità zen e frastuono, tra violenza e pacificazione dei sensi, si sintetizza, infine, in una figura ascetica orientale: un uomo dipinto di biacca, che si aggira silenzioso come un sopravvissuto a una catastrofe naturale, simbolo di rinascita. Determinante in "Puz/zle" è la suggestione musicale creata dall'ensemble corso Filetta di sei voci maschili, dalla cantante libanese Fadia Tomb El-Hage, e dal percussionista e flautista giapponese Kazunari Abe, che si muovono tra le quinte e coi danzatori. Forse una maggior sintesi gioverebbe alla messinscena. La diluizione e la ripetitività di alcune sequenze – specie quelle iniziali – allentano la tensione poetica; e la forte, dominante, presenza dei grandi blocchi modulari, condiziona e penalizza la fruizione della danza.
"Puz/zle", Eastman/Sidi Larbi Cherkaoui, coreografia Sidi Larbi Cherkaoui, musica composta da Jean-Claude Acquaviva, Kazunari Abe, Olga Wojciechowska, altre musiche Bruno Coulais, Tavagna, brani tradizionali dalla Corsica, Giappone e Medio Oriente, live music A Filetta, Kazunari Abe, Fadia Tomb El-Hage. Roma, Auditorium parco della Musica per il Festival Equilibrio.
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