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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2013 alle ore 08:22.

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La notizia che il 6 febbraio, alle ore 10 circa, si è staccato un pezzo di intonaco dipinto da un soffitto del primo corridoio della Galleria degli Uffizi ha fatto il giro del mondo in pochi istanti: cosa che rientra nell'ordine naturale delle cose, perché gli Uffizi sono uno di quei "nomi" – non tanti a dire il vero – che attirano l'attenzione globale, e perché le tecnologie attuali consentono a chiunque di diventare cronista in tempo reale, con buona pace dei professionisti.
Potrebbe stupire semmai il polverone di dichiarazioni subito rilasciate dai più diversi (e disinformati) commentatori, che hanno veicolato nel mondo del web l'immagine di un monumento collabente, abbandonato, negletto, da annettere alla più sconfortante casistica italiana. Ma in fondo non stupisce neppure questo, considerando l'arroventato clima pre-elettorale e il dilagare di un bullismo mediatico, che riguarda tutti i campi della vita sociale e non si cura dei danni che fa al Paese.
Paradossalmente, l'incidente agli Uffizi – perché di un incidente si è trattato – non è accaduto per abbandono ma per intervento: un doveroso intervento di ispezione dei lucernari delle sale (coperture tipicamente a rischio di infiltrazioni), per programmare, se necessario, una manutenzione ordinaria. Durante l'ispezione – che avveniva con le precauzioni di legge, da parte di personale regolarmente impiegato in una ditta di servizi, in sottotetti che sono del tempo di Giorgio Vasari ma che i continui adeguamenti hanno reso praticabili in condizioni di sicurezza – un operatore ha messo un piede fuori dal camminamento protetto, sul soffitto di una volticina del primo corridoio.
Nel 2006 quel settore ha avuto un trattamento di consolidamento e restauro, da parte una stimata ditta specialista nelle pitture murali. Ma sotto la pressione improvvisa, dall'incannicciato, vale a dire dalla tessitura di fibre vegetali che costituisce la struttura elastica e leggera – e diciamo pure, «povera» – delle volte dei corridoi, si è staccata una porzione di circa 30 centimetri di diametro di intonaco pittorico.
Nessun danno all'addetto né alle persone nonostante la Galleria fosse aperta, e nemmeno alle opere sottostanti, un ritratto di Eleonora di Toledo e un Satiro antico di marmo. Il restauro è iniziato il giorno stesso, con la stuccatura della lacuna e l'avvio della ricomposizione dei pezzi recuperati, che saranno ricollocati entro una decina di giorni.
Dunque un incidente, all'interno di un'attività costante e competente di monitoraggio delle strutture e degli impianti, che si svolgeva sotto la responsabilità dei funzionari della Galleria. Per ricostruirne le dinamiche, è in corso un'inchiesta interna. Certo di questa esperienza (la prima di tal genere «a memoria d'uomo», in base ai ricordi di chi lavora in Galleria da 38 anni, come il direttore Antonio Natali, e ha recuperato i ricordi dei predecessori) va messa a frutto. Lo si sta già facendo con controlli a tappeto nelle zone di servizio, chiuse al pubblico ma vitali per il funzionamento della grande macchina museale, che consentono le verifiche e le manutenzioni ordinarie e straordinarie delle strutture e degli impianti. Se si possono introdurre migliorie dei livelli di sicurezza, così da prevenire anche (per quanto possibile!) l'errore umano, saranno introdotte con procedura d'urgenza. Di questi lavori, come di quelli che hanno permesso dal 2011 una splendida sequenza di aperture di sale nuove e restaurate – Tribuna, Michelangelo, Sale Blu, Sale Rosse, Vasari-Allori – i visitatori non si accorgeranno, trovando il museo regolarmente aperto. Come sempre.
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Soprintendente per il Patrimonio storico,
artistico ed etnoantropologico e
per il Polo Museale della città di Firenze

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