Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2013 alle ore 16:51.

My24

Senza veli, sfrontato, potente, come il ritratto del dipinto coubertiano evocato nel titolo, immerso nel bianco opalescente e onirico di un interno familiare cannibalesco, lo spettacolo rivelazione della penna drammaturgica di Lucia Calamaro, sconquassa il palco del Parenti: "L'Origine del mondo. Ritratto di un interno". Suddiviso in tre atti, scanditi da brevi intervalli: Donna melanconica al frigorifero- Certe domeniche in pigiama- Il silenzio dell'analista, meritatamente premiato con ben tre premi Ubu nel 2012, è una lancinante meditazione senza sconti attorcigliata sul filo spinato del mal di vivere, rintanato e radicato nei meccanismi diabolici che regolano i rapporti familiari, le umane fragilità amplificate all'ennesima potenza, l'orrore delle compulsioni malate rinchiuse tra le pareti domestiche.

La Calamaro, decisamente brava, con un linguaggio colto e acuminato e una regia dal taglio originale e cinematografico, riempie lo spazio spoglio, interrotto solo da pochi elettrodomestici e suppellettili feticcio, di parole che fluiscono senza tregua in un mare di solitudine, impantanate nelle collose giornate trascorse in un appartamento tana, bunker, utero materno, affidandole a tre donne condannate da un legame indissolubile: nonna, madre, figlia.

Gesti rituali e discorsi intermittenti si avvicendano, tragicamente straccianti e a tratti esilaranti, aprono squarci di ordinaria follia che trapassano l'anima da parte a parte. Madre e figlia tessono, giorno dopo notte, la tela di ragno di un legame morboso e claustrofobico che domina le loro esistenze. Ciò che dovrebbe essere amore, diviene mostruosità. Il frigo, scrigno del cibo bramato e ingoiato per noia, rigetta incomprensioni, l'armadio, varco verso lo spaventoso mondo esterno, rigurgita abiti e caos, il lavandino stracolmo di stoviglie e acqua, non riesce a ripulire le macchie indelebili dell'incomunicabilità.

Nell'infernetto quotidiano si muovono i personaggi umanissimi di questa storia (più normale di quanto pensiamo): Daria Deflorian con empatia e vibrante disperazione interpreta talentuosa la fragile e trepidante madre Daria. Una donna attanagliata dalla camicia di forza della depressione, maschera di spasimo deportata dentro casa, ossessionata da fantasmi che albergano dietro la porta d'ingresso, i suoi unici amici sono i libri. Suo alter ego è la figlia Federica, corpo da scricciolo e potenza recitativa di Federica Santoro, perfetta nel doppio ruolo di vittima innocente, travagliata da un'infanzia inferma, che urla la sua continua richiesta d'amore e della psicanalista, specchio deformante in cui Daria, annega e sgattaiola continuamente, durante le tentacolari sedute terapeutiche. Completa il quadretto familiare, la nonna imperiosa di Daniela Piperno, batte i tacchi e crocefigge le vite smarrite di figlia e nipote, spiattellando la verità. Bruciante, brutale, necessaria, filo rosso di questo spettacolo di rara disperante bellezza da non perdere.

" L'Origine del mondo. Ritratto di un interno" scritto e diretto da Lucia Calamaro. Interpreti: Daria Deflorian, Daniela Piperno, Federica Santoro. http://www.teatrofrancoparenti.it/

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi