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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2013 alle ore 15:05.

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Martin Kippenberger Paris Bar, 1993Martin Kippenberger Paris Bar, 1993

Il 25 febbraio 2013 Martin Kippenberger avrebbe compiuto 60 anni. L'artista tedesco che nel 2008 ha fatto infuriare la Chiesa per la «rana crocifissa», esposta al Museion di Bolzano e costata persino il posto di lavoro all'allora direttrice Corinne Diserens, è scomparso a Vienna nella primavera del 1997, ad appena 44 anni. Pittore, attore, scrittore, musicista, ballerino, "esibizionista", come lui stesso si è definito, Kippenberger amava mostrare i suoi lavori, ma si curava poco dei giudizi della critica e scarsa attenzione, d'altra parte, ricevette dall'establishment culturale tedesco, almeno sino alla morte. Irriverente e fuori dagli schemi, fu spesso più apprezzato all'estero che in patria, nonostante il Landes Museum di Darmstadt gli avesse dedicato, nel 1986, la prima mostra

Ma furono in seguito soprattutto istituzioni straniere a rendergli omaggio: il Centre Pompidou di Parigi nel '93, il Boymans-van Beuningen Museum di Rotterdam l'anno dopo, il Museo di Arte Moderna di Ginevra nel '97. Scomparso proprio in quell'anno, al termine di una vita fatta di eccessi e sregolatezze, Kippenberger è stato quindi riscoperto anche nel suo Paese. Nel 2003 ha rappresentato la Germania alla Biennale di Venezia.

A 16 anni dalla morte, la rassegna «Martin Kippenberger: sehr gut | very good», in calendario dal 23 febbraio all'Hamburger Bahnhof, il Museo di Arte Contemporanea di Berlino, ne ricostruisce per la prima volta la figura pubblica e privata, oltre alla vasta produzione artistica. I 3 mila metri quadrati dello spazio espositivo, ricavato nell'antica stazione ferroviaria della Capitale, ospitano 300 opere, comprese fotografie private, libri, copertine di dischi e film. «Non una retrospettiva – spiegano i curatori, Udo Kittelmann e Britta Schmitz – bensì il tentativo di far emergere la compenetrazione tra la personalità dell'artista e i suoi lavori». Gran parte delle opere sono tratte dalla collezione di Friedrich Christian Flick, che comprende ad esempio la celebre serie «Uno di voi, un tedesco in Firenze», 1976–1977, realizzata durante il soggiorno in Italia, o l'ironica «Martin, ab in die Ecke und schäm dich»,1989 (Martin, vergognati di te stesso e stai nell'angolo) con cui Kippenberger ridicolizzava il clamore suscitato dalla sua arte. Al breve periodo trascorso a Berlino, alla fine degli anni Settanta, si deve la maggior parte dei temi elaborati durante la carriera. Co-proprietario del Club punk "So 36", fonda il "Kippenberger Büro", un centro polivalente aperto alle varie forme della cultura underground. Pubblica libri, riviste, suona in gruppi musicali. Con la serie «Lieber Maler, male mir» distrugge il cliché dell'artista-genio, facendo dipingere al suo posto un pittore commerciale e dichiarandolo pubblicamente. Tra le opere in mostra, anche un'installazione dal titolo «Immagini bianche», esposta di rado: undici tele bianche che si confondono con il muro e in cui si intravede, nella tipica grafia dei bambini, la scritta «very good», che l'artista riferisce naturalmente al suo lavoro.

«Martin Kippenberger: sehr gut | very good»
23 febbraio – 18 agosto 2013
Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlino
Stauffenbergstraße, 41

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