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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2013 alle ore 10:06.

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Michelle Obama (Afp)Michelle Obama (Afp)

NEW YORK – La cerimonia degli Oscar di ieri sera, una notte delle stelle condita da lacrime forzate delle attrici portagoniste e non protagoniste, da parole affannate degli attori (Ben Affleck in particolare) e dai tanti ringraziamenti a papà e mammà, ha incoronato Argo come miglior film del 2013. Una scelta a sorpresa in una notte che non ha mancato di darci molte altre sorprese. Prima fra tutte, l'apparizione in collegamento diretto da Washington, dalla Casa Bianca, di Michelle Obama, circondata da giovani marines in alta uniforme e accoppiata a Jack Nicholson per annunciare i nove migliori film dell'anno e poi la scelta di Argo. Mai successo prima. Che la Casa Bianca abbia voluto ringrazie con questa apparizione Hollywood e uno dei suoi giovani simboli, appunto Ben Affleck, per l'appoggio che Barack Obama ha ricevuto durante la campagna elettorale? Possibile. Potrebbe essere anche un colpo di immagine dell'amministrazione per legarsi di nuovo alla capitale del cinema alla viglia di uno scontro durissimo contro i repubblicani sul fronte dei tagli automatici alla spesa.

Comunque sia Argo è autocelebrativo: rievoca una missione di successo della Cia per salvare degli ostaggi americani a Teheran durante la crisi del 1979 che costò la presidenza a Jimmy Carter e mette al centro del percorso narrativo due produttori di Hollywood che aiutano in un'impresa impossibile un agente della Cia (Ben Affleck appunto). La combinazione non poteva non essere vincente.

Ma prima di Argo c'erano già state altre sorprese. Ang Lee ha vinto la miglior regia con Life of Pi, un film fantasioso che racconta le tragiche avventure di un ragazzino che si trova naufrago in compagnia di una tigre. Un film struggente, con effetti speciali straordinari e con una morale molto sottile, le bestie dalla tigre alla jena ridens, sono rappresentativi della razza umana.

Lincoln, grande favorito alla partenza con ben 12 nomination ne ha avute solo due. Peccato perchè il messaggio politico è molto forte: il muro contro muro c'era già ai tempi di Lincoln quando si doveva prendere una delle decisioni più difficili da far passare, l'abolizione della schiavitù. Ma il regista, Steven Spielberg, è rimasto a bocca asciutta. anche se una delle due statuette. migliore attore protagonista è andata a Daniel Day Lewis per la sua interpertazione di Abramo Lincoln: nessuna sorpresa in questo caso.

Ma è stata la sua terza statuetta e ha fatto storia, nessuno prima di lui aveva mai vinto tre Oscar per miglior attore protagonista. E di Daniel Day Lewis dobbiamo registrare non solo la straordinaria bravura interpretativa, ma la grande intelligenza, la grande oratoria, tipica della scuola inglese, che lo pone di una spanna al di sopra diciamo di Ben Affleck, quando ha ritirato la sua statuetta per Argo.

A sorpresa Jennifer Lawrence, miglior attrice protagonista per il suo ruolo – in effetti alquanto straordinario – in Silver Lining la storia struggente, romantica e a lieto fine di un giovane disadattato con turbe psichiche che viene salvato dall'amore e dal ballo. La sorpresa c'è perché la Lawrence aveva contro Jessica Chastain, grande, grande protagonista di Zero Dark Thirty, il film della Bigelow, punito da Hollywood per aver giustificato la tortura e il water boarding. Così questo film alquanto straordinario, che ha scatenato azioni e reazioni sui giornali americani e che avuto grandissimo successo di pubblico, si è dovuto accontentare di un premio minore: sound editing, per giunta a pari merito con Sky Fall, l'ultimo 007 che ha vinto anche la miglior canzone originale, appunto skyfall, di Adele.

Chiudo con i non protagonisti, miglior attrice non protagonista, Anne Hathaway, in effetti molto brava, se non altro ha meritato l'Oscar per essersi lasciata imbruttire e rapare oltre misura da truccatori che hanno vinto non a caso l'Oscar per miglior make up.

Cristoph Waltz, attore tedesco, poliglotta, bravissimo, cacciatore di taglie mascherato da trafficante di schiavi nel sud americano pre Lincoln, è stato il miglior attore non protagonista in Django Unchained di Quentin Tarantino, il regista ha anche ricevuto il premio per la miglior sceneggiatura originale.

Due parole infine su da una conduzione solida e spiritosa di Seth McFarlane, attore, cantate, ballerino produttore, autore, giovane e brillante: non solo si è travestito da suora per sedurre Sally Field, non solo ha fatto battute sugli ebrei e Holliwood, ma si è anche esibito in un dialogo interstellare con il Capitano Kirk di Star Trek. Ultima sorpesa?

Fra i molti colossal da Les Miserables a Lincoln, non c'è stato un film mattatore: il maggior numero di statuette, quattro, è andato a Life of Pi. Un segno, anche questo, che al di delle battute di McFarlane un po' azzardate sugli ebrei e Hollywood, nella capitale del cinema, con il premio al regista taiwanese Ang Lee, si afferma il multiculturalismo.

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