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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2013 alle ore 16:26.

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Chi non ha abbastanza anni per essere un fan di «Rugantino» forse ricorda il curioso numero musicale di Nanni Moretti in «Caro Diario»: entra in un bar con la tv accesa, ci trova un film con Silvana Mangano che canta un brano in stile caraibico, non riesce a resistere a quel ritmo incalzante e si mette a ballare.

Quel brano è «El Negro Zumbon», fu scritto nel '51 per «Anna» di Alberto Lattuada e fu il primo successo mondiale del maestro Armando Trovajoli, scomparso a Roma all'età di 95 anni. Genio della commedia musicale «all'italiana», autore di melodie immortali come «Roma nun fa' la stupida stasera» e «Aggiungi un posto a tavola», idea «incarnata» della romanità, se n'è andato qualche giorno fa, ma soltanto oggi ne ha dato notizia la moglie Maria Paola, rispettando in questo modo le ultime volontà del Maestro.

«Se n'è andato l'uomo musicalmente più grande e umanamente stupendo. Mio marito da più di 40 anni, la mia vita», ha detto la donna ai giornalisti. «Ha lavorato fino all'ultimo giorno - prosegue la vedova - alla sua ultima commedia: la trasposizione per il teatro della "Tosca" di Gigi Magni, ancora sul suo pianoforte. Io posso solo dirvi questo: ho perso un uomo immenso, il resto dovete scriverlo voi». E da scriverne ce n'è davvero tanto, perché il signore ha «musicato» almeno trecento film – tra i quali spiccano «Riso amaro», «Un giorno in pretura», «La ciociara» e «C'eravamo tanto amati» - studiato la classica e amato il jazz, tanto da dividere il palco un po' con tutti: Duke Ellington e Louis Armstrong, Miles Davis e Chet Baker, Stephan Grappelli e Django Reinhardt.

Formazione classica, attitudine jazz
Classe 1917, da bambino inizia a studiare il violino, per poi diplomarsi in pianoforte e composizione al conservatorio romano di Santa Cecilia. Nel 1937 entra nell'orchestra di Rocco Grasso che l'anno dopo lo vorrà come pianista nel proprio complesso. Due anni più tardi si ritrova nell'orchestra di Sesto Carlini, una delle più rinomate formazioni jazzistiche italiane dell'epoca. Trascorsa che è la guerra, Trovajoli alterna jazz e musica leggera facendosi notare un bel po'. Nel 1949 sarà selezionato in rappresentanza dell'Italia al Festival du Jazz de Paris dove si esibisce con Gorni Kramer al contrabbasso e Gil Cuppini alla batteria. Quindi inizia una serie di incisioni discografiche, pubblicate prima col titolo «Musica per i vostri sogni», poi con quello di «Eclipse». Lo nota la radio, per la quale realizza un ciclo di trasmissioni musicali. Tra i suoi collaboratori di questi anni un certo Pietro Morgan, al secolo Pietro Piccioni.

Il cinema, poi la commedia musicale
Dal '49 in poi si dà al cinema: esordio col botto nel segno del Neorealismo («Riso amaro» di Giuseppe De Santis), poi il successo mondiale «Anna», trainato proprio dalle suggestioni afro-caraibiche di «El Negro Zumbon». Se lo contendono un po' tutti a Cinecittà: da Dino Risi a Steno, da Luigi Comencini a Franco Zeffirelli. La svolta della sua carriera, tuttavia, non ha a che fare con il cinema. Non del tutto, almeno: nel 1962 lo chiamano a comporre la musica per un film scritto da Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa. Titolo: «Rugantino». Il film sfuma, ma il copione finisce nelle mani di Pietro Garinei e Sandro Giovannini che lo utilizzeranno per realizzare la famosa commedia musicale che ebbe un enorme successo. Cast stellare: Nino Manfredi, Aldo Fabrizi e Lea Massari per la prima edizione. Ma soprattutto musiche eccezionali: Senti «Roma nun fa' la stupida stasera» e capisci che la cultura dell'autore che, per l'occasione, riprendeva temi popolari della Roma ottocentesca. Nel '73 «Rugantino» diventerà finalmente un film, con un certo Adriano Celentano per interprete. Con Garinei a Giovannini nasce un sodalizio fortunato che porterà a «Ciao Rudy» e «Aggiungi un posto a tavola». L'opera «per me più difficile», rivelerà Trovajoli, «perché non sono credente». Da allora una carriera ricca di riconoscimenti prestigiosi cui il Maestro, uomo schivo e ostile alle pubbliche celebrazioni, faceva una certa fatica ad abituarsi. Non è un caso se, persino in punto di morte, ha preferito il silenzio.

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