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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2013 alle ore 22:44.

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Per Lucio Dalla non c'era differenza tra musica alta e musica bassa, arte e cultura popolare, professione di strumentista e divertimento. E così il concerto-festa che a Bologna - nella «sua» piazza Maggiore colma all'inverosimile di fan e curiosi – a un anno dalla scomparsa celebra quello che sarebbe stato il suo settantesimo compleanno unisce Gianni Morandi e un'orchestra d'archi, il jazz di Stefano Di Battista e la voce di Marco Mengoni, video d'epoca con i primi passi del Lucio nazionale e persino un «numero» del Bologna calcio.

La serata si apre con un rvm del 1972: è Mike Bongiorno che presenta Lucio a Sanremo (definendolo «l'uomo dal berretto d'oro») con «Piazza Grande», quindi Gianni Morandi, presentatore d'eccezione dell'evento, duetta con l'amico grazie a un video, sulle note di «Vita». Stesso effetto dell'operazione «Unforgettable» che, all'inizio degli anni Novanta, affiancò Nat King Cole alla figlia Nathalie. «Cia Lucio: la tua piazza. Piazza Maggiore, piazza grande. Secondo noi non c'è modo migliore per festeggiarti, essere qui e cantare tutti insieme le tue canzoni, tutta Bologna, tutta la piazza, tutta Italia ti dice buon compleanno Lucio», dice dal palco l'ex golden boy di Monghidoro.

Un po' enfatico il duetto Morandi-Renato Zero per «L'anno che verra». Sul finale provano anche a cimentarsi con lo scat, arte in cui zio Lucio era insuperabile. Il cantautore romano, bombetta chapliniana in testa, forse per problemi tecnici in playback presenta poi il brano inedito «Lu» dedicato proprio a Dalla: «A te dedicherò/ le idee/ gli slanci che avrò». Il jazzista Stefano di Battista, in un mosaico tra video e musica, incrocia il proprio clarino con quello di Lucio in una suggestiva improvvisazione con accompagnamento orchestrale. Si finisce in «Tu non mi basti mai», interpretata dal fresco vincitore di Sanremo Marco Mengoni. E l'applauso esce fuori facile. «Lucio come strumentista – dirà Di Battista dal palco – era straordinario». Morandi presenta l'orchestra Dalla Classica e la band storica di Lucio. Poi il momento dell'intera squadra del Bologna Calcio che improvvisa il balletto di «Attenti al lupo», condotto da Morandi e Iskra Menarini.

Non manca la maglia rosso-blu indossata da Alessandro Diamanti con sopra i numeri a comporre la scritta 4 marzo 1943. Mister Stefano Pioli dedica la vittoria contro la Fiorentina al festeggiato della serata: «Era uno di noi». Sul sagrato di San Petronio Zucchero si esibisce accompagnato da un coro gospel in «Ave Maria No Morro». L'interpretazione è buona, ma viene in mente la polemica della vigilia nata attorno alle parole di Samuele Bersani per la scelta di mettere in scaletta anche qualche brano non scritto da Dalla. «Nessuna polemica – ha spiegato Bersani ai cronisti dietro al palco - sono stato frainteso, io parlo per amore, forse dovevo essere più democristiano ma ho il cuore "scemo", non c'è nessun rischio che questa serata diventi un Festivalbar». Quindi è la volta di Adrea Bocelli che, in duetto con Morendi, si cimenta con il testo sacro di «4 marzo 1943». Il grande amore di Lucio per la canzone napoletana viene enfatizzato dalla cover di «Malafemmena» eseguita dal tenore pisano che fu suo amico. Che improvviserà il ritornello di «Caruso».

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