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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 08:30.

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Vent'anni fa, nel 1993, il browser Mosaic ha consentito a centinaia di migliaia di persone di esplorare gli arcani del World Wide Web. Dieci anni dopo, nel 2003, il New York Times ha sdoganato l'idea che si potesse incontrare il proprio partner su Internet, rendendola accettabile in società.

1993. 2003. 2013. In vent'anni è cambiato tutto. Autostrade informatiche, globalizzazione, i Radiohead. Ma anche la politica e l'arte (leggete Mattia Feltri e Massimiliano Gioni a pagina 81).

Il mondo è diventato inevitabilmente cyber. «La cibernetica – si legge sulla Treccani, naturalmente online – è la disciplina che si occupa dello studio unitario dei processi riguardanti "la comunicazione e il controllo nell'animale e nella macchina" (secondo la definizione di N. Wiener, 1947): partendo dalle ipotesi che vi sia una sostanziale analogia tra i "meccanismi di regolazione" delle macchine e quelli degli esseri viventi e che alla base di questi meccanismi vi siano processi di comunicazione e di analisi di informazioni, la cibernetica si propone da un lato di studiare e di realizzare macchine ad alto grado di automatismo, atte a sostituire l'uomo nella sua funzione di controllore e di pilota di macchine e di impianti, e dall'altro lato, inversamente, di servirsi delle macchine anzidette per studiare determinate funzioni fisiologiche e dell'intelligenza».
Ci siamo. Non è più science fiction. Il domani, come scrive Francesco Pacifico, è quel posto ancestrale dove si fanno le solite cose di sempre in tutt'altro modo. Viviamo già nel futuro popolato di macchine automatiche che sostituiscono l'uomo nella funzioni di controllore di altre macchine. Accendete il vostro iPhone. Chiedete a Siri. Fatevi geolocalizzare e tutto quanto.

Rimorchiare online, e poi fidanzarsi o sposarsi, non è più una roba da sfigati. L'amore può essere dettato da un algoritmo. Il sesso spesso è tristemente virtuale. La guerra diventa informatica. C'è meno mistero nella ricerca di Dio che nel diabolico search di Google. Tutta la vita è cyber e dobbiamo accettarne le conseguenze, raccontano in questo numero Alessandro Piperno, Violetta Bellocchio, Michele Dalai, padre Antonio Spadaro e Daniele Raineri. Non si distingue più tra virtuale e reale, e forse è giusto così. Non ha senso parlare di realtà virtuale, per fortuna. Siamo ben oltre la virtualità reale, semmai. Facciamocene una ragione e godiamoci la vita indiretta.

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