Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2013 alle ore 13:02.

My24
(Credit photo Riccardo Musacchio)(Credit photo Riccardo Musacchio)

Si è inventato da zero un suo peculiare linguaggio fisico di teatro-danza. Duro, selvaggio, ironico. Non era un coreografo. Si occupava di fotografia. E nutriva un interesse per la psicologia. Oltre che per la musica. Era il 1987. E Wim Vandekeybus esordiva con "What the Body Does Not Remember": una creazione fortemente innovativa che nasceva dallo studio dei movimenti reali delle persone. Un'esplosione di pura adrenalina, con corpi scossi da corse, cadute, urti, lanci di mattoni. E molta ironia.

Da allora, con la sua compagnia Ultima Vez, l'artista belga si è imposto sulla scena europea mettendo in danza le relazioni, le attrazioni e i conflitti fra le persone. Utilizzando di volta in volta diversi medium. Nell'ultima creazione "Booty looting" ("Saccheggiare il bottino") è la fotografia l'elemento coagulante delle storie che egli intreccia in quel campo di battaglia emotivo che si genera con la presenza di un fotografo sempre in agguato a fermare coi suoi scatti le azioni dei performer.

Immagini poi proiettate in diretta su uno schermo. Il titolo, che si riferisce al concetto che tutti rubiamo agli altri qualcosa che è già stato depredato, indaga la memoria partendo dal concetto che la fotografia "uccide il presente e congela il passato". "Booty Looting", regia, coreografia e scenografia Wim Vandekeybus, produzione Ultima Vez, coproduzione La Biennale Danza di Venezia, KVS Bruxelles, Shauspiel Köln. Al Festival Equilibrio di Musica per Roma. In scena al Palamostre di Udine il 23/3 per la stagione del CSS.

In questo riferimento a Proust, che accusava la memoria visiva di cancellare i ricordi, il procedere drammaturgico dello spettacolo è quindi nel rimontare i ricordi tramandati sulle foto. Sono i flashback, da diversi punti di osservazione, dei tre figli di una madre diva (l'attrice Birgit Walter), amata e odiata: una sanguinaria Medea che li ucciderà schiacciando la loro testa dentro una fotocopiatrice. Prima di questo finale avremo visto brani sparsi del loro rapporto interrotti da sequenze che, dal tragico all'esilarante, virano in molte direzioni, distraendo la nostra percezione, e ingannandoci su quello che vediamo svolgersi in scena. È un puzzle da ricostruire per associazioni, ciascuno nella propria mente, dove, a condurre il gioco, è l'attore, Jerry Killick.

Un intrattenitore in continua agitazione che spiega, sproloquia, interviene, crea nuove situazioni; come, ad esempio, la ricostruzione del famoso happening di Joseph Beyus quando, in una galleria di New York, l'artista si chiuse per cinque giorni in una gabbia con un coyote, sotto lo sguardo del pubblico. La memoria dell'irrepetibilità dell'evento artistico è una delle scene iniziali, con i danzatori che si trasformano, con movimenti animaleschi, in lupi, aggredendo e mordendo il malcapitato. La sofferenza che egli intende rappresentare si allargherà in altre scene molto ironiche. Come il rubarsi i racconti al microfono, o gli episodi splatter da serie televisiva ripresi su mini fondali che ritraggono i protagonisti in una spiaggia esotica o in un garage. In questa ricostruzione sbrindellata del nucleo famigliare di Medea (che si truccherà col fango), la danza esplode improvvisa accompagnata dal suono rabbioso e lancinante di una chitarra elettrica. Ed è una danza sempre fuori controllo, liberatoria, istintiva, pericolosa, che urta i corpi e lascia lividi. Se l'immagine ruba l'anima, e distorce la memoria, i corpi, così, testimoniano il vissuto. Incancellabile.


www.cssudine.it

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi