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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2013 alle ore 20:37.

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Nel 2010 quattordici dipendenti, di età compresa tra i 17 e i 25 anni, dell'impianto di Foxcomm della città di Shenzhen, che ospita oltre 400mila dipendenti, si sono suicidati gettandosi dal tetto dello stabilimento. La taiwanese Foxcomm è un gigante dell'elettronica di consumo e lavora soprattutto per conto terzi. Tra i suoi clienti figurano Apple, Microsoft, Amazon, Nokia, Samsung e Sony. Già nel 2007 e nel 2009 c'erano stati due suicidi, mentre altri cinque operai si sono tolti la vita tra il 2011 e il 2012. Nel gennaio del 2012, invece, circa 300 dipendenti di Foxcomm a Wuhan sono saliti sui tetti e hanno minacciato di suicidarsi per costringere l'azienda a concedere la buonuscita promessa.

Il libro di Pun Ngai, professore associato alla Hong Kong University "Cina, la società armoniosa", edito da Jaca Book e curato Ferruccio Gambino e Devi Sacchetto, affronta il caso di Foxcomm e lo inquadra nella questione della situazione dei lavoratori cinesi durante gli ultimi decenni di boom economico. L'apertura ai mercati internazionali e gli incentivi agli investimenti stranieri promossi da Deng Xiaoping hanno determinato, a partire dalle fine degli anni '70, oltre a una crescita economica vertiginosa, il peggioramento della situazione degli operai, sottoposti, in nome della produttività, a orari di lavoro proibitivi, in cambio di salari ridotti.

Il tutto poi è stato aggravato dal disimpegno dello Stato dalla protezione sociale degli operai. In particolare, il fatto che la maggioranza della nuova forza lavoro sia stata composta da migranti, provenienti dalle campagne e giuridicamente considerati residenti temporanei nelle città, ha esonerato lo Stato dall'obbligo di fornire loro un alloggio e permesso alle aziende di sistemarli in grandi dormitori nei pressi degli stabilimenti.

Il saggio mostra come già negli anni '90 gli operai cinesi abbiano maturato una nuova coscienza di classe, sfociata in azioni di protesta e scioperi. Le rivendicazioni si sono fatte più accese nel decennio successivo, inducendo i datori di lavoro a modificare i turni e ad aumentare i salari. I dati a disposizione indicano che tra il 1993 e il 2005 le proteste di massa sono passate da circa 10mila a 87mila. Dal 2003, poi, il presidente della Repubblica Hu Jintao, a cui lo scorso 14 marzo è succeduto Xi Jinping, e il primo ministro Wen Jiabao hanno dedicato più attenzione all'armonia e alla stabilità della società, intervenendo sulle leggi del lavoro e incrementando le tutele. Tuttavia, restano ancora fuori dalle riforme diritti fondamentali, come quelli di sciopero, di associazione e di contrattazione collettiva.

Cina, la società armoniosa - Sfruttamento e resistenza degli operai migranti
di Pun Ngai
a cura di Ferruccio Gambino e Devi Sacchetto
Jaca Book
pagg 192
€ 20

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