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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2013 alle ore 10:27.

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Divina, misteriosa, dal fascino indiscutibile, femme fatale sul set e riservata nella vita. Greta Garbo era tutto questo, una donna e una star che ha segnato il cinema degli anni Venti e Trenta, il cinema muto e sonoro. Partita da Stoccolma ha sconvolto Hollywood, "la mente e i sensi degli uomini, forse era accaduto solo per Valentino", scrive Fausto Montesanti in un articolo esposto nella mostra Greta Garbo. Un mito senza tempo, allestita alla Casa del cinema di Roma fino al 14 aprile.

Foto di scena, locandine, manifesti, libri, brochure, riviste, il tutto rigorosamente originale, riempiono le pareti della Sala Amidei e raccontano il suo percorso verso il successo e quelle eroine che l'hanno immortalata. Da Il torrente (1926), il suo primo film americano a Il bacio (1929), il suo ultimo lungometraggio muto, da Anna Karenina (1927) a La regina Cristina (1933), ad Anna Christie (1930), il primo film in cui sentiamo la sua voce e che le valse una nomination all'Oscar. Fu un trionfo. In proposito Enrico Roma su "Cinema Illustrazione" scrisse: "Utilizza una lingua non sua di cui pare disponga con grande talento" e poi si concentra sulla "dolcezza dello sguardo", che diventerà leggendario, e sui gesti "come una musica che fa sognare".

Il suo sguardo, appunto, è rimasto impresso nell'immaginario collettivo e nella storia del cinema, un misto di seduzione e innocenza, di mistero e sensualità, che ha lasciato il marchio nella Hollywood degli anni Trenta, periodo in cui la Garbo ottiene altri due nomination agli Oscar con Margherita Gautier (1936) e Ninotchka (1939). La Metro Goldwin Mayer, per cui lavorò quasi sedici anni, avrebbe dovuto adottarlo come simbolo della major. Quegli occhi penetranti e misteriosi, quel viso "da sfinge" indelebile, si mostrano nei bellissimi ritratti che compongono il breve percorso espositivo. Greta Garbo non era una semplice "vamp", era più moderna e complessa, così complessa che a 36 anni decide di abbandonare quel mondo che l'aveva considerata solo "una spettacolare attrazione", citando il titolo di una rivista esposta, per fare come da copione soldi, soldi, soldi.

Greta Garbo. Un mito senza tempo
Casa del cinema, Roma
Dal 12 marzo al 14 aprile
A cura di Giulio D'Ascenzo ed Elisabetta Centore
www.casadelcinema.it

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