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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2013 alle ore 08:29.

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Per installare il «telegrafo senza fili» nella residenza della regina Vittoria, il giovane Marconi si inoltrò in una zona interdetta perfino alla servitù. Era il 1898 e l'inventore cercava solo un posto adatto per l'antenna. Ma Sua Maestà si indispettì, e gridò: «Assumete un altro elettricista!». La nascita della radio è indissolubilmente legata all'elettricità, ma difficile stabilirne una data o la paternità: Hertz, Popov, Lodge, Branly, Marconi? Per convenzione si cita il 1895, anno in cui debuttò un'altra rivoluzionaria «tecnologia»: il cinema. Lo spiega bene Giorgio Simonelli in Cari amici vicini e lontani. L'avventurosa storia della radio, zigzagando per Europa e Stati Uniti, e focalizzandosi sull'«evoluzione del linguaggio radiofonico».
I quattro capitoli mutuano il titolo da film ispirati alla radio. Il primo è Titanic: protagonista un ribaldo marconista (radiotelegrafista), David Sarnoff, che il 14 aprile 1912 si trovava nella stazione della American Marconi di New York e da lì diffuse il messaggio di soccorso a tutta la nazione. Grazie al suo intervento, il Carpathia raccolse l'Sos e riuscì a portare in salvo 800 passeggeri, circa un terzo del totale. Sarnoff si ritrovò, a soli vent'anni, da fattorino personale di Marconi a eroe, e fu uno dei primi e geniali imprenditori radiofonici.
Radio Days, secondo capitolo dedicato a Woody Allen, si apre con il celebre scherzo di Orson Welles nella notte di Halloween del '38, per passare poi alla nascita dei network, al Radio Act che regolarizzò il mercato delle onde e alla radiofonia pubblica, Bbc in primis. L'età d'oro della radio va «dagli anni Venti fino ai mitici Sessanta», con i suoi palinsesti sempre più calibrati, i Giornali radio, le radiocronache sportive, la nascita del Terzo canale, la «guerra delle onde», gli spot, le canzonette, qualche felice sperimentazione (come le futuriste «parole in libertà»), il coinvolgimento del pubblico.
Fu la «dedica in diretta», lanciata da Radio Monte Carlo, a decretare il successo delle radio musicali, come Radio Caroline, l'emittente pirata che ha ispirato I Love Radio Rock di Richard Curtis: nascevano così i disc jockey, idolatrati da un'intera generazione di hippy, la «meglio gioventù» di Hendrix e i Beatles. In Italia debuttarono in quegli anni, nel caos delle frequenze, Radio Alice, Radio Popolare, Radio Radicale, e aprirono innovativi programmi come Chiamate Roma 3131 e Alto gradimento di Arbore e Boncompagni.
L'ultimo capitolo si pone interrogativi sul futuro della radio, le cui sorti, dopo l'impari e perdente confronto con la televisione, sembrano meno uggiose. Il titolo è A Prairie Home Companion, ultimo film di Robert Altman, tradotto Radio America, sulla chiusura di un noto programma radiofonico. Ma bando alla nostalgia! Come diceva Welles la radio è «il lavoro a pagamento che più si avvicina alla grande gioia privata di cantare nella vasca da bagno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giorgio Simonelli, Cari amici vicini e lontani, Bruno Mondadori, Milano,
pagg. 152, € 16,00

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