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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2013 alle ore 12:51.

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Lui ha settant'anni e dirige la più prestigiosa rivista letteraria di Francia. Lei di anni ne ha 47, ha un passato di studiosa del misticismo cristiano ed è la sua segretaria di redazione. Lei è profondamente innamorata di lui, ne è stata anche, in una certa fase, ricambiata ma adesso sente che lo sta per perdere. E così prende la macchina da scrivere e gli dedica un racconto di sesso estremo e sottomissione.

Non è la trama di un romanzo erotico ma una storia vera, la storia che sta dietro a quello che probabilmente è il romanzo erotico più celebre e fortunato del Novecento: «Histoire d'O», un libro che uscì in Francia nel 1954 e fece scoppiare un putiferio di polemiche. In quasi sessant'anni ha venduto più di 31 milioni di copie. E adesso qui da noi torna in libreria, per la collana Vintage di Bompiani, a 42 anni dalla prima edizione italiana. La storia che sta dietro al libro forse sarà meno scandalosa di quella che si legge nelle sue pagine – almeno per quanto ci è dato di conoscere – ma riesce altrettanto appassionante.

La storia che sta dietro la «Storia»
La «Storia di O» è un frutto che nasce nel ventre della «balena» Gallimard, la grande casa editrice parigina che a partire dal Novecento ha offerto un contributo fondamentale alla storia della letteratura universale. È Gallimard a pubblicare la «Nouvelle Revue Française» fondata da André Gide, dove a partire dalla fine degli anni Quaranta lavora come segretaria di redazione Anne Desclos, firmandosi con lo pseudonimo di Dominique Aury. Donna colta, tra le prime a tradurre in Francia Virginia Woolf e Francis Scott Fitzgerald, ai tempi della Guerra fu autrice di un'antologia della poesia religiosa d'Oltralpe. Subisce il fascino di Jean Paulhan, direttore della rivista, tra gli intellettuali più potenti di Francia. Se ne innamora, i due hanno anche una relazione, poi si allontanano. Siamo intorno alla metà degli anni Cinquanta e, nel bel mezzo di una riunione di redazione, Paulhan – grande estimatore del Marchese de Sade – si lascia scappare una battuta sull'incapacità delle donne a scrivere romanzi erotici. Fa un discorso generale, ma colpisce l'orgoglio di quella che è stata la sua amante. La Desclos raccoglie la sfida impossibile e, cartella dopo cartella, compone la storia di O, anonima ragazza così innamorata del suo amante René che, pur di compiacerlo, si sottopone consenziente a innumerevoli pratiche sadomasochistiche con uomini che nemmeno conosce. Nessuno sa come Paulhan abbia in privato commentato l'operazione, ma il libro dovette piacergli parecchio se è vero che, dopo il rifiuto di Gallimard, lo piazzò a Jean-Jacques Pauvert, giovane editore che stava ristampando l'itero catalogo di Sade. E lo «presentò» con una raffinata prefazione intitolata «La felicità nella schiavitù». La «Storia» uscì nel '54 firmato con lo pseudonimo di Pauline Réage, forse ispirato a Paolina Bonaparte o forse dalla proto-femminista Pauline Roland.

La fortuna
Dopo un debutto «lento» nelle vendite, nel giro di un anno la «Storia di O» divenne un successo clamoroso con l'attribuzione del «Prix des Deux Magots», le successive accuse di oscenità tutte puntualmente respinte dai tribunali francesi che però cedettero sul divieto di pubblicizzare l'opera. Si sa che in arte i tentativi di censura hanno l'effetto di amplificare l'eco dell'opera presa di mira: ecco allora che il discorso intorno alle gesta di O dalle librerie si sposta ai salotti, con intellettuali del calibro di Georges Bataille e François Mauriac ad accapigliarsi intorno al suo valore artistico. E tutti a chiedersi chi si nasconda dietro allo nome di Pauline Réage: se lo stesso Paulhan o per caso Alain Robbe-Grillet. Ci sarà un sequel («Ritorno a Roissy» del 1969), non proprio ispirato come il primo capitolo. Il fenomeno qui in Italia lo vivremo come al solito «in differita», perché il romanzo uscirà per Bompiani soltanto nel 1971, a dividere i vari Alberto Moravia e Carlo Bo e a contrariare il movimento femminista.

Tra i fumetti e il cinema
Enorme è l'influenza che questo libro, piuttosto smilzo e di rapida lettura, ha avuto sulla cultura occidentale: qui in Italia valga l'esempio di Guido Crepax, artista del fumetto che nel '65 si ispirò a O per creare la sua Valentina e che nel 1975 si cimenterà direttamente con la storia narrata dalla Desclos-Réage. L'opera dal cinema è stata saccheggiata o parodiata. Scherzarono con il popolarissimo titolo i maestri della Nouvelle Vague François Truffaut e Jean Luc Godard nel loro cortometraggio «Une histoire d'Eau» (1958). Il primo a tentare un adattamento per il grande schermo fu addirittura il padre nobile della cinematografia francese Henri-Georges Clouzot, ma per vedere la trasposizione bisognerà attendere il 1975, anno della patinata «Histoire d'O» di Just Jaeckin con l'indimenticabile Corinne Cléry. Pure il «Ritorno a Roissy» arriva al cinema nel 1954 grazie a Éric Rochat, lo stesso che nel '92 realizza una miniserie da dieci episodi per la tv brasiliana, mentre nel 2002 una produzione americana tira fuori un'improbabile «Histoire d'O 3». Tra i fan del libro il padre del porno americano Gerard Damiano e il maestro dell'avanguardia danese Lars von Trier.

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