Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 18:12.

My24

Per raccontare un incontenibile tragedia bisogna usare il lessico del cuore. Cosa che riesce a Paola Ponti, talento in ascesa della drammaturgia contemporanea, nella pièce teatrale "Una cena armena". Tutto nasce dal libro "La cucina d'Armenia" di Sonya Orfalian, nelle sue vene da rifugiata in Libia e dopo in Italia, scorre la storia di un popolo che ha perso le radici e senza passaporto.

Le ricette culinarie si amalgamano con un album dei ricordi costellato da una parola orrenda ma indispensabile da riportare alla luce : Genocidio. Subito evocato nell'incipit dallo spezzone della voce registrata originale del dialogo su quel massacro taciuto tra il nonno e Sonya. Bastano quei pochi attimi e siamo dentro un mondo, un'Armenia che " non esiste più" . Il sipario dal profumo di spezie orientali si apre su un'installazione, nastri colorati penzolano dal tetto formando una simbolica tenda intrecciata da fili di reminiscenza e gocce di pianto, il pavimento è un tappeto di abiti e accessori lisi, unico mobile un circolare tavolo rosso, traslato del "ojàkh" il focolare domestico. In questa terra di nessuno inondata di segni, il destino dà appuntamento ai due protagonisti: Aram armeno apolide e la giovane Nina, italiana con il nonno di origine armena. Due solitudini e generazioni in parallelo, due esistenze incrociate dalla stessa fragilità, in cerca di un passato necessario per non dimenticare, forse per perdonare, indispensabile da ascoltare. Attraverso la cucina anche le guerre s'interrompono, Aram e Nina piccoli eroi randagi s'incrociano e sfidano. Tutto accade in una notte, una tormenta di neve li vincola e costringe a confrontarsi, il terribile grido di un milione e cinquecentomila morti si mescola al sapore antico del bulgur, all'aglio e cipolla triturati nel mortaio, il cibo diventa parola, gesto, tradizione.

Le stranianti luci di Danilo Facco svelano l'anima di Aram, duro dal cuore di panna che pian piano cambia pelle percorrendo l'origine di fatti disastrosi sull'onda dei manicaretti armeni che prepara, nell'interpretazione di Danilo Negrelli. C'è in questo delicato e malinconico spettacolo l'essenza vera del popolo armeno, la capacità di allontanare l'orrore anche se si è perso tutto, il pudore di chi sogna ancora una patria, il silenzio assordante di uno sterminio che urla vendetta, quel "grande male" di cui i responsabili non hanno mai riconosciuto la colpa. Si può raccontare un olocausto come una favola? Questo spettacolo dagli effluvi agrodolci di una tavola imbandita sul dolore e la ricerca di riscatto lo dimostra, e come nelle fiabe armene il lieto fine arriva: " Dal cielo cadono tre mele: una per chi ha narrato, una per chi ha ascoltato, una per il mondo intero".

"Una cena armena" di Paola Ponti. Consulenza di Sonya Orfalian. Regia di Danilo Nigrelli. Musica di Laura Lala. Scenografia di Luigi Perego. Luci di Danilo Facco . Interpreti: Danilo Negrelli e Rosa Diletta Rossi. Produzione Màlbeck Teatro La compagnia della Luna. In scena fino al 23 marzo al TieffeTeatro Menotti- Milano
"La cucina d'Armenia-Viaggio nella cultura culinaria di un popolo" di Sonya Orfalian pag. 272- euro 18,60- Edizione Ponte alle Grazie

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi