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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 11:24.

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Il nudo maschile è di moda. Dopo la controversa mostra al Leopold Museum di Vienna, che ha acceso i riflettori sulla rappresentazione del corpo maschile nell'arte, un'altra capitale europea si confronta con il tema della nudità: Budapest.

Fino al 30 giugno, al Ludwig Museum, tempio dell'arte contemporanea magiara, è di scena la rassegna «The naked man» , realizzata in collaborazione con il Lentos Kunstmuseum di Linz, che nei mesi scorsi ne ha ospitato una versione parzialmente diversa. L'obiettivo è sempre lo stesso: mostrare com'è cambiata, nei secoli, l'immagine del nudo maschile, in parallelo alle trasformazioni intervenute nella società. Attraverso alcune aree tematiche, che partono dalla fine del XIX secolo e arrivano fino ai giorni nostri, la mostra spiega come gli uomini abbiano ridefinito se stessi affrontando la propria nudità, con il coraggio e la gioia legati alla scoperta di un nuovo modo di vivere, ma non senza dubbi e insicurezze.

Le curatrici (tutte rigorosamente donne) Sabine Fellner, Elisabeth Nowak-Thaller e Stella Rolling, con il contributo di Kati Simon e Hedvig Turai, hanno deciso di partire per il loro racconto dalla Vienna a cavallo fra l'Otto e il Novecento, quando si è manifestata la prima grande crisi dell'identità maschile, interpretata da artisti come Egon Schiele e Oskar Kokoschka. Il corpo svestito è, per loro, sinonimo di autocoscienza, rinnovamento, rivelazione. L'indagine prosegue con il XX e XXI secolo, attraverso il lavoro di un centinaio di pittori, scultori e fotografi che hanno sfidato il machismo dominante proponendo modelli alternativi. Così, il corpo senza abiti dell'uomo è ora oggetto di desiderio erotico (un tempo prerogativa del nudo femminile), ora privo di un'identità sessuale definita, ora fragile e vulnerabile, una sorta di anti-eroe che ambisce a recuperare il potere perduto. L'influenza del femminismo è rintracciabile nell'approccio di quegli artisti che ritraggono uomini truccati, intenti a nascondere le parti intime. Ma non mancano le rappresentazioni della mascolinità più tradizionale: l'atleta e il culturista che ostentano vigore e forza fisica, alla maniera di Eadweard Muybridge. Niente di più lontano dalle immagini dei corpi anziani che Gustav Klimt, per primo, iniziò a dipingere, scandalizzando pubblico e critica. La rassegna indugia anche sulla trasformazione del concetto di nudo maschile negli ex Paesi socialisti dell'Europa centrale e orientale: da simbolo di assoggettamento alla società patriarcale a espressione di un nuovo rapporto di potere fra i generi.

«The naked man»
23 marzo – 30 giugno 2013
Ludwig Museum – Museum di Arte contemporanea Budapest
www.ludwigmuseum.hu

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