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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 22:23.

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Gesti minimi e sguardo fermo, il volto a esprimere un mondo, spesso una sofferenza: Regina Bianchi, morta a Roma all'età di 92 anni, ha calcato le scene dello spettacolo sin dalla nascita e la sua vita artistica e personale sono andate in simbiosi come raramente accade. Figlia d'arte di genitori di origine francese, è stata una delle più apprezzate attrici del teatro napoletano, spesso proprio il simbolo al femminile del teatro di Viviani e di Eduardo De Filippo.

Indimenticabile Filumena Marturano, con la regia di Eduardo, Regina Bianchi è stata in scena e al cinema la madre per eccellenza: tutti suoi registi l'hanno vista così, inclusi Zeffirelli per il quale al cinema è stata Maria la madre di Gesù e Nanni Loy per il quale è stata la gigantesca protagonista delle Quattro giornate di Napoli, in cui è la Concetta migrante fra le macerie della città bombardata, ruolo per il quale riceverà il Nastro d'argento.

Nata a Lecce il primo gennaio 1921, fece la sua prima comparsa in scena a pochi giorni: come racconta lei stessa nella biografia autorizzata Vita di Regina (scritta da Maricla Boggio per Rai Eri), uscita poche settimane fa, serviva un neonato in scena in braccio alla protagonista in una certa commedia. Lei stava in una cesta dietro le quinte e tra una poppata e l'altra la madre, attrice pure lei, la portava in palcoscenico. Del resto in tutti quegli anni la gente di teatro, la fatale Duse a parte, conviveva tutta insieme davanti e dietro le quinte.

Per 14 anni si ritirò dalle scene per dedicarsi alle due figlie avute da Goffredo Alessandrini: il teatro alle soglie degli anni '40 non era più quello della sua adolescenza, stava diventando una professione e lei in quel tempo vi rinunciò. Questa scelta, racconta lei stessa, ha inciso sulle sue interpretazioni future: dopo l'esilio volontario rientrò in teatro interpretando figure simboliche di madri. Eduardo la vuole come Filumena Marturano dal '59 al '67 nel ruolo che prima d'ora era stato esclusivamente della sorella Titina e lei non lo deluse.

In quegli stessi anni fu Filumena anche per il teatro in tv di Eduardo e poi negli anni a seguire in altri lavori, tra cui un Berretto a sonagli, Sabato, domenica e lunedì, Napoli milionaria! e Questi fantasmi. Per l'aspetto fiero, solenne, spesso le sono state affidate parti di vecchia anche da ragazza, racconta lei stessa.
Legata in particolare al teatro napoletano, Regina Bianchi ha lavorato anche in grandi compagnie per spettacoli in lingua con registi che vanno da Ronconi a Zeffirelli, da Squarzina a Mariano Rigillo. La qualità intensa e vera del suo recitare è stata spesso utilizzata anche dal cinema: tra i film che ha interpretato, Il giudizio universale (1961) di Vittorio De Sica, Kaos (1984) di Paolo e Vittorio Taviani e Il giudice ragazzino (1994) di Alessandro Di Robilant. Nella sua carriera anche serie tv come I grandi camaleonti di Edmo Fenoglio (1964). Nel 1996, per meriti artistici, è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale della Repubblica.
Accettò poco tempo fa di raccontare le sue memorie per dare testimonianza del teatro come era, non un racconto museale del passato, né rimpianto o vanteria di successi, ma sviluppo di come è mutato proprio quel mondo con il mutare della società.

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