Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2013 alle ore 08:21.

My24

Una vita non lunghissima, quella di Cesare Brandi, nato a Siena domenica 8 aprile 1906, morto a Vignano, sobborgo di Siena, martedì 19 gennaio 1988, ma ben collocata in modo da occupare ampiamente la cultura europea del XX secolo con una presenza poco clamorosa e molto penetrante. Brandi ebbe trentaquattro anni quando l'Italia si gettò nella Seconda guerra mondiale. Si era formato, attraverso le migliori esperienze possibili in quegli anni di fascismo e di stalinismo, tra le due guerre, e nel 1939, insieme con Giulio Carlo Argan, aveva partecipato alla fondazione dell'Istituto centrale del restauro (quello massacrato e ucciso di recente dai "risparmiatori" del ministero dei Beni culturali), di cui fu direttore fino al 1961, anno in cui, con un ritardo di cui abbiamo il diritto di stupirci, cominciò a insegnare all'università: Palermo, Roma. Nella storiografia delle arti, che era il suo terreno di coltivazione, Brandi formulava giudizi che ogni volta disorientavano; quasi sempre, apparivano di primo acchito come voci fuori dal coro per partito preso, e alla fine, sempre, convincevano, e rafforzavano la sua immagine di Maestro. Regalò alla cultura italiana saggi anche ponderosi, tra storiografia e filosofia dell'arte; dialoghi di taglio platonico-rinascimentale sulle arti visive (Eliante, Celso, Arcadio, Carmine), apparentabili a quelli di Guido Calogero, ma con qualche traccia "fiorentina" di Michelstaedter; un piccolo libro, Teoria del restauro, fu subito un gioiello di sapienza, un capolavoro di chiarezza e di sintesi (a ricordarlo oggi, viene da piangere; personalmente, siamo invasi da istinto omicida). Ma Brandi era dominato anche da un'altra passione, fortissima e tenuta in sordina: la musica, il teatro d'opera, la danza. Come scrive Vittorio Brandi Rubiu nella prefazione, «il lavoro di ricerca sugli opera omnia di Cesare Brandi sembra non finire mai. Dove metti le mani trovi sempre qualcosa». Infatti, l'ultima scoperta in ordine di tempo è il I atto della commedia Il figliol prodigo, scritta nel 1944 (datata 7 novembre: tempi tetri!) e mai pubblicata. Dovremmo addebitare al prefatore, tuttavia, un errore di date: il 7 novembre 1944 non era «due mesi dopo la firma dell'armistizio», che aveva avuto luogo l'anno prima, l'8 settembre 1943... Ah, i giovani, i giovani e la memoria storica!!! Ma suvvia, non infieriamo! (a meno che non si alluda all'armistizio del 31 settembre 1944 d.C. che pose fine alle ostilità tra la Lodomiria e la Tingutania per il possesso dell'isola di Tsalal). Il curatore (che ci perdonerà: in verità, è bravo e valorosissimo) ha rintracciato scritti musicali e teatrali quasi introvabili, usciti tra il 1937 e il 1986 sulla rivista «L'immagine» fondata da Brandi e sul «Corriere della Sera», compreso il saggio inedito Mozart in Maremma del 1986, probabilmente l'ultima cosa da lui scritta. Come esiste la musica forte, così Brandi ci offre una "critica musicale forte": il suo saggio Musica a Venezia, del 1948, contiene fra l'altro una semi-stroncatura di Cardillac di Hindemith che non condividiamo nel merito ma il cui stile ammiriamo. Il libero si apre con un inedito Discorso per Puccini (1937) che intuisce e presagisce un secolo o quasi di ondeggiamenti e mutamenti di prospettiva critica. Un libro che è un inno all'intelligenza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cesare Brandi, Musica, danza,
teatro, a cura di Vittorio Brandi Rubiu, introduzione di Roman
Vlad, Castelvecchi, Roma,
pagg. 138, € 22,00

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi