Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2013 alle ore 08:18.

My24

Ghosh alterna alle grandi costruzioni romanzesche che intendono parlare a un numero molto vasto di lettori, i resoconti di viaggio, le inchieste, le riflessioni teoriche. Non è facile tenere insieme tutto questo… «Mi piacerebbe dire che dietro c'è un disegno preciso, ma ho paura di no. Molte delle cose che scrivo non sono premeditate e avvengono per caso (come questa intervista, per esempio)». Ma ci sono degli scrittori con i quali oggi riconosce una qualche fraternità di intenti? Cosa pensa Ghosh, ad esempio – è una mia curiosità – dell'opera dello scrittore africano Chinua Achebe, scomparso di recente, e che io considero uno dei maggiori del suo e nostro tempo? (Il suo ultimo capolavoro, che mescola la storia delle guerra del Biafra alla propria biografia, trova fatica a trovare un editore in Italia, dove pure si traduce di tutto e di più…). Ghosh sa ovviamente benissimo chi fosse Achebe, e l'ha conosciuto e frequentato. «Avevo il massimo rispetto e provavo grande affetto per Chinua Achebe, che era un uomo di grande gentilezza e profondità. Ammiravo moltissimo alcuni suoi saggi, per esempio quello, davvero superbo, su Cuore di tenebra di Conrad. Per quanto riguarda Il crollo, che è secondo molti il suo capolavoro, è facile capire perché al momento della pubblicazione abbia avuto un impatto così potente. Ma io l'ho letto vent'anni dopo e allora mi era sembrato che ci fosse un po' di schematismo. Per quanto riguarda la questione più ampia, quella sulla "sulla fraternità di intenti", è più difficile rispondere perché diventa sempre più difficile riuscire a conoscere gli intenti altrui…»
So che Ghosh vive gran parte dell'anno negli Usa, anzi nella grande città americana per eccellenza, ma è cresciuto in un'altra grande città, Calcutta, le cui contraddizioni non sono certamente minori di quelle di New York. «A essere precisi oggi mi divido tra Brooklyn, Calcutta e Goa. E ho già riunito New York e Calcutta in vari libri: Il cromosoma Calcutta, ad esempio, e Il palazzo degli specchi, in cui uno dei personaggi, un patriota indiano viaggia da Calcutta a New York (come per altro nella realtà storica)». Dal mondo, all'Italia, che ormai Ghosh conosce abbastanza, poiché vi si è recato molto spesso, e viene naturale chiedergli cosa pensi del nostro bizzarro paese… mettendo a confronto le nostre idee, che tendono spesso a essere un tantino pessimiste, quando non catastrofiste, con quelle di un artista che possiamo ben definire «cittadino del mondo». La risposta può sorprendere, anche perché non mi sembra affatto diplomatica, dettata dalla innata gentilezza d'animo di uno scrittore rispettoso e sensibile. «Vengo in Italia – mi dice –, ormai da quarant'anni, ed è un paese che ho imparato ad amare. A parte l'India e gli Stati Uniti, è il paese dove ho trascorso più tempo e vi ho molti amici. Quindi non mi sembra affatto bizzarro; di fatto vi trovo molti parallelismi con l'India - l'importanza della famiglia, la varietà regionale; una vita politica disordinata sovrapposta a forme di ordine scollegate dalla politica istituzionale o statale (per esempio forme altamente disciplinate di artigianato, cucina, etichetta, rituale, eccetera che sono spesso assenti in paesi molto efficienti). In un certo modo quello che gli italiani e gli indiani hanno in comune è una certa adattabilità e resilienza. Sul lungo termine penso che questo sia un grande punto di forza. Molti stati contemporanei sono organizzati in modo così efficiente che i loro cittadini perdono la capacità di adattarsi, e questo rende questi sistemi estremamente fragili anche se all'apparenza ottimamente funzionanti (questo è diventato particolarmente evidente dopo la crisi finanziaria del 2008, i cui effetti continuano a manifestarsi gradualmente ancora oggi). La capacità di gestire un po' di disordine può fornire una dose di quello che Nicholas Nassim Taleb chiama "antifragilità"». Qualcuno può dissentire, ma è una risposta positiva e incoraggiante, e anche di questo c'è da esser grati all'autore del Mare di papaveri, del Cromosoma Calcutta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
incroci di civiltà
Amitav Ghosh parteciperà a «Incroci di Civiltà»: incontri internazionali di letteratura organizzati da Università Ca' Foscari e Comune di Venezia dal 10 al 13 aprile. Ghosh, scrittore residente ospite della Fondazione Musei Civici di Venezia, concluderà la manifestazione alle 18 di sabato 13 al Teatro Goldoni. Presenti a Venezia anche Adonis, Michael Ondaatje, Stephen Greenblatt, Edmund De Waal, Amelie Nothomb

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi