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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2013 alle ore 08:43.

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«Non generalizzare mai». Era uno dei 36 consigli di scrittura – paradossali, ovviamente – che Umberto Eco tracciava in una bustina di Minerva e che ora, altrettanto ovviamente, in Rete vengono presi sul serio (si parla di "sferzate" agli autori). Se le scuole di scrittura creativa in questi anni si sono moltiplicate, il web non può non riflettere questa sete di formule magiche e trabocca di suggerimenti su come scrivere quella maledetta idea che abbiamo in testa. No, aspetta: non l'idea, la trama. Ma quale trama! Il plot è borghese! Insomma, su come accedere se non all'editoria, perlomeno al Nobel.

FAI UNA SCALETTA. ANZI, NO
Dieci tips, 22 massime, 101 dritte zen, tutte valide e tutte smentite. Si va dagli slanci di Čechov («Non dirmi che la luna splende, mostrami il riflesso della luce su un vetro rotto») ai ridimensionamenti di Simenon («Se piove, piove: non c'è bisogno di scrivere che il cielo piange»); dal pudore di Fitzgerald («Cancella i punti esclamativi, è come ridere alle proprie battute») all'impudicizia di Neil Gaiman («Ridi alle tue battute»). Steinbeck consigliava di leggere ad alta voce il dialogo per farlo sembrare vero: provate a declamare la sbobinatura di un'intercettazione telefonica. Jack Kerouac invitava a sentirsi un genio, ma non ci andava leggero con l'alcol. Questo ti raccomanda di fare una scaletta, quell'altro t'invita a non pianificare nulla. Il primo ti dice di scrivere anche se non sei ispirato, il secondo di farlo solo se non puoi farne a meno.

QUA E LÀ, SU E GIÙ
L'importante è cancellare l'ego dalla storia: su questo sono quasi tutti d'accordo, con la trascurabile eccezione di Dante. Elmore Leonard taglia le parti che la gente salterebbe, regalandoci l'ennesima approssimazione riguardo ai gusti dei lettori. Di qua e di là, di su e di giù, in un delirio di poetiche autoriferite, in cui il povero aspirante scrittore rimbalza come una pallina da flipper, da un mostro sacro a un venerato maestro, da una frase fuori contesto a un'asserzione fuorviante, ribloggata così tante volte da prendere i connotati dell'aforisma che non avrebbe mai dovuto essere.

FALLISCI
Certo, i consigli ponderati e le scuole di scrittura affidabili tornano utili, ma non bisognerebbe mai dimenticare che se esiste, nella vita, uno spazio di libertà, questo è la letteratura. Anche nel fallimento. Ecco perché il consiglio più bello me l'ha dato Goffredo Parise, qualche notte fa. Nel sogno ci sedevamo a un bel tavolo di legno, davanti a un bicchiere di rosso, e lui diceva solo: «Scrivila tu, scrivila come ti pare».

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