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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2013 alle ore 08:06.

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Magari, di primo acchito, qualcuno potrebbe essere indotto a credere che una mostra realizzata con materiale proveniente dai musei e dagli archivi d'impresa sia qualcosa di freddo, asettico, decisamente noioso. Buono al massimo per gli addetti ai lavori.
Niente di più sbagliato nel caso di "Che storie! Oggetti miti e memorie dai musei e dagli archivi d'impresa". Una galleria multimediale e coloratissima, che trasporta il visitatore in un mondo sorprendente, capace di suscitare nostalgia, curiosità, meraviglia, passione.

Promossa dal Comune di Milano e da Museimpresa e curata da Davide Ravasi, la mostra è in cartellone, a Palazzo della Ragione, dall'11 aprile al 12 maggio. Percorrendo la galleria, il visitatore compie un vero e proprio viaggio nel tempo che rievoca storie di uomini fuori dal comune, di imprese e di oggetti che hanno lasciato il segno, non soltanto nel tessuto economico del Paese, ma anche sul piano sociale e culturale. Un percorso fatto di forme, suggestioni, linee, sagome che hanno segnato quotidianamente la nostra vita, entrando a far parte di un immaginario collettivo che affonda nel passato ma, al tempo stesso, continua a proiettarsi nel futuro.

Divisa in quattro aree tematiche, la mostra si apre con la sezione intitolata "la Storia e la Memoria". La parete di destra è dedicata quasi interamente alle splendide locandine pubblicitarie che hanno segnato un arco temporale lungo oltre un secolo. Campari, Fila, Peroni, Nastro Azzurro, Pirelli sono solo alcuni dei marchi che fanno capolino da questi piccoli capolavori. Sul lato opposto troviamo alcune teche che contengono gli oggetti più svariati. Una tuta da lavoro, le sorprese che si trovavano, negli anni '80, all'interno delle confezioni del Mulino Bianco, macchine per scrivere, scatole della Barilla, ampolle di vetro, macchinari per timbrare i cartellini che risalgono agli anni '50. Senza contare alcune vere chicche, come i taccuini personali di Ermenegildo Zegna, di una precisione quasi maniacale (con le riproduzioni dei tessuti perfettamente disegnate su carta millimetrata), le schede di valutazione di Gaetano Zambon, l'opuscolo "La segretaria scaltra" edito dalla Olivetti nel 1955 come un mini-corso di formazione. Piccoli oggetti che spiegano anche la grandezza di imprenditori divenuti non a caso dei simboli.

La seconda sezione , "Il Mito e la Passione" sposta lo sguardo su quei brand che sono divenuti leggendari. L'esposizione di scarpe da donna in vernice rossa targate Ferragamo culmina nelle decolleté, in pelle di coccodrillo, create appositamente per Marilyn Monroe nel '58. E, qui, troviamo anche il musetto della Ferrari F10, dal momento che il cavallino rampante non poteva certo mancare a proposito di fabbriche di sogni e di marchi capaci di trasformarsi in veri e propri miti. Il tempo di osservare una giacca su misura griffata Ermenegildo Zegna, una macchina per il caffè Faema Marte del '52, qualche macchina per scrivere Valentine ( disegnata da Sottsass) e ci si ritrova nell'area "la Scoperta e la Meraviglia".

Salta, allora, subito agli occhi un'incredibile bicicletta per pompieri. Rossa scarlatta, con tanto di estintore arrotolato sotto alla canna, arrivata a noi direttamente dall'anno 1900. Una vera meraviglia. E tutto intorno i modelli in legno di intere facciate di automobili, uscite in tempi passati del centro stile Alfa Romeo. Perfetta testimonianza di come il design, in Italia, al di là dei nomi più famosi trovi spazio anche in una dimensione più artigianale ( per quanto di altissima qualità) all'interno delle aziende. E ancora la botte per la maturazione del Fernet Branca, il quadrante di un orologio da torre in ferro battuto del 1880, una piccola esposizione "dalla lana al tessuto" di Ermenegildo Zegna.
Tutto questo mentre diversi schermi posti in ogni sala mostrano pubblicità di varie epoche oppure proiettano schede multimediali sull'evoluzione progettuale, produttiva e stilistica degli oggetti esposti.

L'ultima parte, "Identità e Innovazione", accende una luce sul ponte che collega presenta passato e futuro, mostrando un altro volto del museo d'impresa. Ovvero la funzione di mantenere un legame tra l'eredità storica delle aziende e i progetti futuri. Un vero archivio che consente alle imprese stesse di tenere viva la propria identità stilistica e comunicativa. Qui, si possono ammirare tre bolidi della Ducati che mostrano la linea evolutiva nella progettazione, la prima mitica Vespa, una collezione di bottiglie di Campari a testimonianza della continuità nelle forme che caratterizzano il packaging del prodotto mentre , in un'altra teca, si osserva la stessa dinamica in casa Nastro Azzurro.
Una mostra originale, a tratti decisamente "pop", piena di sorprese, che raccoglie materiale proveniente da 50 musei e archivi d'impresa. Molto curata, stimolante sul piano concettuale quanto affascinante da un punto di vista visivo, l'esposizione apre i battenti in una delle settimane più importanti dell'anno a Milano, quella del Salone del Mobile e del Fuorisalone.

Che storie! Oggetti miti e memorie dei musei e degli archivi d'impresa
Palazzo della Ragione, Milano
11 aprile-12 maggio 2013
Ingresso gratuito

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