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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2013 alle ore 10:46.

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Cambiano tempi, gusti e consumi. Adesso siamo tutti esigentissimi quanto al nostro apparecchio tv, giudicando inaccettabile la visione di un film non in alta definizione.

Invece siamo diventati molto più accomodanti nell'ascolto della musica, un tempo tellurico territorio nel quale imperversavano i temibili "audiofili", per quanto un po' tutti fossimo disposti a svuotare il portafogli per metterci in casa un "impianto" – come si diceva – presentabile (ricorderete le occhiate di sufficienza al vostro amplificatore dall'amico che, si favoleggiava, se ne fosse fatto costruire uno da 25 milioni…).
La colpa di questo gap, a voler essere maligni, si può farla ricadere sulla venerabile buonanima Steve Jobs. È lui che, scardinando l'illegalità della musica digitale che si faceva strada nei consumi della prima generazione internettiana (Napster vi dice qualcosa?) inventò – 10 anni fa precisi – il sistema di onesta commercializzazione dei file mp3 di iTunes: prezzi bassi, consegna immediata, scelta sconfinata. Uno choc. 
Certo c'erano dei compromessi, ma li hanno individuati in pochi. La convenienza e quel sapore di contemporaneità si pagava in qualità, però l'affare funzionava e del resto oggi vale il 37 percento di tutte le vendite musicali. Come mai il pubblico ha tardato tanto a lamentarsi della modesta prestazione offerta da un mp3? C'è chi pensa che pochi sappiano accorgersene; c'è chi s'è convinto che il pubblico si sia impigrito quanto a emozioni musicali; chi aggiunge che una cospicua fetta degli attuali consumatori è nato a frittata già fatta, e chi fa notare che la resurrezione del vinile proprio da qui sia partita. Ora però qualcosa si muove: servizi streaming come Spotify offrono una qualità leggermente superiore. Ma soprattutto un'agguerrita schiera di marchi – B&W, Naim, Linn e perfino quel pazzo di Neil Young con la sua reinvenzione dell'iPod, il Pono – offrono a prezzi concorrenziali file musicali in alta definizione, accusando iTunes d'aver massacrato la musica, i musicisti e le nostre orecchie. A patto di avere riproduttori adeguati, come l'iRiver AK100, la differenza è strabiliante.

Controndicazioni? I file costano di più, e dopo lp, cd e download non sarà facile convincere gli appassionati a spendere altri soldi per rifare la solita, celibe esperienza: ricostruire un'altra volta la propria discoteca. Però la trasparenza di quei suoni e la marea di dettagli altrimenti perduti valgono lo sforzo. David Chesky della HDTracks, che produce le versioni hd (sempre più numerose) di album vecchi e nuovi, sostiene che ascoltare gli mp3 è come guardare un film in una tv a 13 pollici e in b/n, mentre lui ha pronto l'80 pollici al plasma. Faremo resistenza, in questi tempi grami? Non tutti, certamente. E nel caso preparatevi a mettere in budget degli hard disk grandi come valigie. Perché la musica sta per tornare ad avere gran peso. Almeno digitale.

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