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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 08:23.

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Eleganti, inamidati, infiocchettati, malinconici, lo sguardo perduto nel sonno. Di solito li vediamo così i bambini, quelli che talvolta si intercettano nei teatri d'opera. Pochi, insofferenti, accaldati, a disagio. Ma non sempre va così. Volete vedere un panorama diverso, diametralmente opposto? Andate a una recita di "Operadomani" (le date su www.operadomani.org) ce ne sono ancora tante, distribuite tra 21 città, grandi e piccole, da Roma in su, fino al 4 giugno. Quest'anno va in scena L'Olandese volante di Wagner e anche qui è l'omaggio al Bicentenario, ma per i piccoli che riempiono festosi ogni posto della sala – occhi vivi, attenzione sveglia, gioia di essere calamitati verso il palcoscenico – non esistono anniversari o monumenti da celebrare: l'opera è nata in quel momento, è tutta e solo per loro. E loro, magia!, non solo la conoscono, alla perfezione, ma qui e là la sanno anche cantare.
L'anno scorso sono stati oltre 160mila i bambini di "Operadomani", accompagnati a teatro e preparati da 5mila maestre. Numeri da capogiro, da grandi teatri, tipo Scala, Met, Vienna. Numeri da non credersi nel panorama arido dell'educazione musicale in Italia, a dimostrare che con un progetto autentico e una squadra di entusiasti generosi, anche quell'oggetto impossibile che è il teatro in musica non solo desta curiosità, ma viene stimato di contagiosa bellezza.
Tutto nacque nel 1997: all'interno del l'Aslico (Associazione Lirico Concertistica, che dal 1949 seleziona giovani voci, preparandole al palcoscenico) si formò un drappello di folli. Capeggiati da Barbara Minghetti, ora presidente del Teatro Sociale di Como, dove anche l'Aslico si è trasferita, migrando da Milano, avevano un sogno: non portare i bambini all'opera, ma portare l'opera ai bambini. Non è un gioco di parole, è un cambiamento di prospettiva. Ogni anno si sceglie un titolo del repertorio (Il flauto magico o La Cenerentola o Nabucco) e lo si taglia a misura di bambino. Si sforbicia la partitura, si traduce e si adatta il libretto, si racconta l'opera ai piccoli (le maestre vengono prima preparate) e si insegnano alcuni numeri, in genere i Cori o spezzoni di duetti, in modo che durante ogni esecuzione, in punti determinati, il direttore d'orchestra si gira, verso la platea, e dirige i bambini: diventano loro i protagonisti.
E come cantano. Una volta nella vita l'esperienza è da fare. Ci sono le recite solo per le scuole (e lì è meglio non mettere piede: se non canti, gli spettatori mignon seduti intorno ti cacciano perché impreparato) e ci sono quelle aperte a bambini e adulti. Anche gli allestimenti sono importanti: l'"Olandese" è firmato da Lucas Simon, vincitore scelto con un concorso europeo. Dopo l'Italia approderà simbolicamente al Magdeburg, la città dove il giovane Wagner ebbe il suo primo teatro. I bambini lo cantano a gole spiegate. A volte sì, non intonatissimi, ma con passione. Per perfezionarsi, una volta innamorati dell'opera, avranno tutto il tempo.
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L'olandese volante di Wagner; Orchestra 1813, direttore Alessandro Fabrizi, regia di Lucas Simon; Roma, Trento, Morbegno, Vigevano, Mantova, Torino, Bergamo; Opera Domani, fino al 4 giugno

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