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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2013 alle ore 11:55.

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"Niente più niente al mondo servirà a rimettere a posto le cose, niente più niente al mondo". Con questa frase si apre e si chiude il piccolo capolavoro di ordinaria follia che lo scrittore Massimo Carlotto ha dato alle stampe una decina di anni fa. Un monologo per delitto che lascia annichiliti e che l'attrice Annina Pedrini porta in scena con maestria - guidata dalla regia di Fabio Cherstich - assolvendo pienamente al sempre periglioso compito di rendere onore a un testo così drammatico. La chiave registica è nitida e asciutta, in scena c'è solo un tavolo da cucina con un coltellaccio conficcato all'estremità, nient'altro, nessuna sbavatura ammiccante come tazze sbeccate, letti sfatti, bigodini o bottiglie di vermouth per terra. La brava attrice in settanta minuti ti sbatte in faccia tutta la miseria quotidiana della protagonista, uguale a quella di tanti rottami umani che popolano i casermoni periferici di Torino e di altre aree urbane.

Chi ha letto "Niente più niente al mondo" esce dal Franco Parenti soddisfatto. La messa in scena non solo è aderente al noir di Carlotto, ma lo indossa e lo fa suo fino a ristabilire la stessa atmosfera disperante e lo stesso epilogo scioccante. In modo convincente la Pedrini entra nel corpo della casalinga/moglie/madre/domestica che galleggia nella sua miserabile esistenza appendendosi alle soap opere televisive, alle sedute dal parrucchiere, alle riviste scandalistiche e alla rabbia scaricata sugli ultimi della scala sociale, gli extracomunitari, perché "sono ladri, puttane o ci portano via il lavoro". Lei nella vita è una perdente e guarda con speranza alla sola possibilità di riscatto, la figlia, per la quale coltiva ossessivamente un futuro immaginario, di successo.

"L'unica speranza era la bambina" racconta la protagonista con voce monocorde e allo spettatore scorre un brivido lungo la schiena. Ma si sa che le cose non vanno così…la ragazza accetta quel che le arriva da una vita ordinaria. "Volevo solo che la mia bambina fosse felice – dirà poi – non so cosa è successo". Un'esplosione incontrollata, un buco nero. Le sue gambe non si muovono più, ma si convince che deve vestirsi bene, truccarsi, perché finalmente le telecamere saranno tutte per lei…ora che niente più niente al mondo servirà a salvarla dalla sua follia. Da non perdere.

Al Teatro Franco Parenti fino al 5 maggio (02.59995206)
con Annina Pedrini
e con Marina Occhionero
regia e spazio scenico Fabio Cherstich
luci Gigi Saccomandi
costumi Sara Grittini
produzione Teatro Franco Parenti

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