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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2013 alle ore 15:19.

Gordon Parks, Ingrid Bergman a Stromboli, 1949Gordon Parks, Ingrid Bergman a Stromboli, 1949

Alla Fondazione Spazio Forma le immagini del fotografo di Life Parks che raccontano la società afro americana dal 1940 al 2006. Il reportage di Robin Hammond realizzato nello Zimbabwe, vincitore del Premio Carmignac 2012, denuncia la sofferenza di un popolo dimenticato.

Due mostre, due fotografi uniti dallo stesso sguardo: quello verso gli ultimi . Alla Fondazione Forma di Milano fino al 23 giugno " Una storia americana" fotografie di Gordon Parks e "Your wounds will be named silence" il reportage realizzato da Robin Hammond nello Zimbawue dal 2007 al 2012 e vincitore del Premio Carmignac Gestion di Fotogiornalismo. Figura eclettica Parks (1912-2006) è stato attore, scrittore, attivista politico, primo regista afro americano a lavorare per una major, nel 1971 diresse per la Warner Bros, "Ragazzo la tua pelle scotta". Una vita intensa racchiusa nelle sue immagini. Nato in Kansas, ultimo di quindici fratelli, a sedici anni si trasferisce nel Minnesota dove vive per strada, lavora come cameriere, pianista in un bordello, inserviente in un club di bianchi. Una scuola dura che lo segna per sempre.

Nel 1938 compra una macchina fotografica e si trasferisce a Washington, nel 1942 pubblica la sua foto più celebre "America Gotic" parodia dell'omonimo dipinto di Grant Wood. Una donna delle pulizie tiene in mano una scopa e uno spazzolone, sullo sfondo la bandiera americana: è una denuncia contro il razzismo e consacra l'artista nel mondo della fotografia americana. Prima Vogue e poi Life con cui collabora per vent'anni pubblicando molti degli scatti in mostra. 160 stampe fra cui i ritratti dell'emergente comunità afro americana: Sidney Poitier, Muhammed Alì, Malcom X, Martin Luther King, i coniugi Thornton e poi il mondo invisibile di una società sommersa che rivendica i suoi diritti. Sono fotografie autentiche, vissute, in ognuna c'è qualcosa di profondo e personale: sono il cammino verso la liberazione. Robin Hammond sceglie lo Zimbabwe per raccontare un paese alla deriva, schiacciato dalla dittatura trentennale di Robert Magabe, dall'Aids e dalla mortalità infantile e non solo, più di un milione di minori orfani. I giovani fuggono per andare all'estero, le comunità sono composte prevalentemente da vecchi, donne e bambini, i villaggi sono vuoti, le case abbandonate, le fabbriche un tempo funzionanti, oggi sono chiuse. Sono immagini crude che non danno scampo, per realizzarle il 37enne fotografo neozelandese è stato arrestato e ha trascorso venticinque giorni in carcere. 70 foto a colori per denunciare le atrocità che subisce una popolazione. Ci sono oggetti che diventano frammenti di una vita lontana, il volto del dittatore appare su un vecchio manifesto strappato, bambini interrogano fissando l'obiettivo, i ritratti, tanti di gente violata e disperata. Esigente e coraggioso Robin Hammond offre il suo sguardo a chi non ha più la forza di alzare la testa.

Una storia americana fotografie di Gordon Parks
Your wounds will be named silence fotografie di Robin Hammond
a cura di Alessandra Mauro e Robin Hammond
Fondazione Forma per la fotografia piazza Tito Lucrezio Caro, 1
Dal 25 aprile al 26 maggio
Catalogo Contrasto

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