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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2013 alle ore 14:55.
Migliaia di persone (almeno 20mila, secondo gli organizzatori) hanno assistito nel parco archeologico di Taranto al "Primo maggio di lotta - Sì ai diritti, no ai ricatti: politica dal basso e musica", il concertone organizzato dal comitato "Cittadini e lavoratori liberi e pensanti", nato dalle battaglie per un"Ilva non più fabbrica di morte e inquinamento".
Sul palco, a partire dalle 14, si sono esibiti numerosi artisti, le cui musiche sono state intervallate dalle testimonianze di persone che vivono quotidianamente il dramma dell'inquinamento proveniente dall'Ilva e dall'area industriale e delle malattie che ne conseguono. Hanno portato la loro testimonianza, ad esempio, un giovane diventato operaio dell'Ilva che, per necessità, ha abbandonato le terre della sua Ginosa, a 60 chilometri da Taranto. E ancora Maria Teresa, una donna di 48 anni che vive con la sua famiglia al quartiere PaoloVI, vicino alle fabbriche, che ha dovuto lottare contro una grave malattia e che, sul palco, ad un certo punto è scoppiata in lacrime. Un grande applauso di consenso ha raccolto anche uno degli allevatori che ha visto abbattere tutti i suoi capi di bestiame perché contaminati dalla diossina fuoriuscita dall'Ilva.
Fiorella Mannoia, Luca Barbarossa, Raf, Roy Paci, Michele Riondino & the Revolving Bridge, Elio Germano e le Bestierare, Sud Sound System, Riccardo Sinigallia, The Niro e Daniele Sepe formano il cast del Primo Maggio di Lotta - Si ai diritti no ai ricatti di Taranto. A presentare l'evento, promosso dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, del quale fanno parte dipendenti Ilva di Taranto, Valentina Petrini e Andrea Rivera in programma a Taranto.
«Più che come una contromanifestazione rispetto a quella di Roma, noi preferiamo presentarla come la vera giornata dedicata al lavoro, al lavoro che manca», spiega Nicola Ordini, portavoce del Comitato cittadini lavoratori liberi e pensanti, il gruppo (''spontaneo e apartitico'') che il 2 agosto dell'anno scorso irruppe prima a una conferenza stampa del presidente dell'Ilva Bruno Ferrante e poi, utilizzando il famoso Apecar, diventato un simbolo della protesta, a una manifestazione dei sindacati per contestare il ruolo di Cgil, Cisl e Uil ma anche delle istituzioni locali e nazionali nel rapporto con la grande industria.
Scopo del 1° Maggio autorganizzato di Taranto ''è anche quello di colmare il famoso solco'' tra lavoro e ambiente ''creando una rete e una unità tra tutti i gruppi che in Italia si battono su questi temi''. E infatti tra le circa 50 adesioni ci sono quelle di Legambiente, Wwf, Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), No al Carbone Brindisi, No Tav, No Triv, Peacelink, A Sud, Comitato Donne per Taranto, Legamjonici, Taranto Senza Ilva ma anche movimenti di altre regioni e città come Bancarotta Bagnoli di Napoli, Blocchi Precari Metropolitani di Roma, Spezia via dal carbone, Teatro Valle Occupato di Roma, Forum sociale antimafia Felicia e Peppino Impastato, di Niscemi in Sicilia. Quella di Taranto sarà quindi «una giornata di denuncia e confronto incentrata sulla crisi del lavoro che coinvolge tutta la nazione».
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