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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2013 alle ore 08:18.
e Gilberto Corbellini
A livello di cultura popolare e anche scientifica, quasi tutti conoscono il contributo di Louis Pasteur alla medicina, o quelli di Darwin o di Watson e Crick alla biologia. Ma pochi saprebbero spiegare perché i fisiologi, i patologi e i farmacologi considerano Claude Bernard, di cui quest'anno ricorre il bicentenario della nascita, una figura non meno importante. Chi ha studiato medicina ricorda vagamente che Claude Bernard incarna la trasformazione della medicina da empirica in sperimentale: ma Bernard non ha identificato la causa di alcuna malattia né trovato alcuna terapia. Allora in che senso ha concorso alla nascita della moderna medicina scientifica? La saga che si sta consumando intorno all'uso cosiddetto "sperimentale" di cellule staminali mesenchimali, una saga che si profila con conseguenze tragiche nel nostro Paese, dimostra che troppi ricercatori e medici che studiano la fisiologia normale e patologica della vita si sono allontanati dai principi razionali del "ragionamento sperimentale" che Bernard illustrò, anche in bella prosa, nel 1865, scrivendo l'Introduction a la medecine experimentale. Un testo chiave del pensiero medico, in cui veniva spiegato come lo studio della fisiologia e della patologia poteva diventare scientifico e consentire una rivoluzione terapeutica. Rivoluzione avvenuta di lì a qualche decennio e che ha reso la medicina finalmente in grado di curare malattie e migliorare la salute. L'Introduction rimane qualcosa di più che un testo di teoria biomedica: con un'enfasi speciale ma senza sbagliare, addirittura Henry Bergson, celebrando nel 1913 al Collège de France il primo centenario della nascita di Bernard, lo equiparava al Discorso sul metodo di Descartes. Infatti, si tratta di un discorso sul metodo per studiare scientificamente la logica funzionale degli organismi viventi, che nel frattempo erano diventati qualcosa di epistemologicamente del tutto nuovo.
Claude Bernard è giustamente una gloria francese: il primo scienziato a cui sono stati concessi i funerali di Stato. La sua biografia scientifica è stata passata al setaccio. Se ci sono pochi dubbi sui suoi risultati scientifici e il senso della sua epistemologia, la ricchezza analitica dei suoi ragionamenti filosofici, talvolta anche contraddittori, non si lascia tuttavia facilmente schiacciare su qualche semplificazione radicale.
Dopo l'iniziale aspirazione verso una carriera letteraria, ha scoperto la passione per la ricerca fisiologica, imparando da François Magendie le tecniche della sperimentazione sugli animali. Ma si è anche impadronito di metodologie per lo studio o dissezioni a livello fisico-chimico delle funzioni organiche, nel contesto della rivoluzione descrittiva dell'anatomia animata che, dagli anni Quaranta dell'Ottocento, fondava progressivamente tutti i processi fisiologici sulla cellula come unità elementare della vita. Bernard ha così potuto fare numerose scoperte fondamentali, in qualche caso con esperimenti indimenticabili per la loro geniale semplicità, che gli avrebbero potuto valere più di un Premio Nobel se fosse già stato istituito. Tra queste, la funzione glicogenetica del fegato, gli effetti del curaro che hanno fatto della placca motrice (una forma semplificata di sinapsi che si stabilisce tra la terminazione nervosa e la fibra muscolare scheletrica) una necessità logica, il ruolo dei globuli rossi nel trasporto dell'ossigeno; senza dimenticate le ricerche sulla funzione pancreatica, la corda del timpano, il calore animale, eccetera.
Bernard ha però soprattutto dimostrato, attraverso l'analisi del modo di fare ricerca fisiologica, che il metodo che le scienze della vita devono e possono utilizzare per far avanzare le conoscenze scientifiche è lo stesso delle scienze fisiche e chimiche. Cioè quello sperimentale. Il metodo o ragionamento sperimentale per Bernard ha l'obiettivo e consente di stabilire le leggi che governano i fenomeni naturali (si tratti della sintesi del glicogeno o dell'andamento di una malattia) creando in laboratorio le condizioni per ottenere fatti o osservazioni controllate che avvallino o confutino un'ipotesi, concepita sulla base di qualche osservazione problematica o anche come intuizione. Bernard ha elaborato, sulla base di una generalizzazione della logica che governa i processi fisiologici osservati nel loro funzionamento operativo, un'idea chiave per dare alla fisiologia uno statuto epistemologico autonomo, cioè quella di milieu intérieur o ambiente interno. L'attività organizzata delle strutture costitutive della vita sono volte a mantenere la stabilità di tale ambiente, quale condizione perché l'organismo possa sopravvivere e agire nell'ambiente.
Da questa idea sono derivati gli studi sperimentali più avanzati sui meccanismi di regolazione che modulano i parametri fisiologici vitali, come il pH del sangue, per mantenerli all'interno di uno spettro compatibile con la vita. La deviazione da questa condizione, definita nel 1929 da Walter Cannon "omeostasi", dà luogo a manifestazioni che diventano di interesse per i medici, nel senso che possono essere patologie. Per Bernard fisiologia e patologia non si occupano di processi che hanno una natura diversa, per cui salute e malattia non sono condizioni ontologicamente separabili.
Si tratta di parametri biochimici e attività cellulari che se sono mantenute dinamicamente stabili da meccanismi regolatori selezionatisi nel corso dell'evoluzione, consentono all'organismo di condurre una vita "libera e indipendente". Mentre cambiamenti negli equilibri dinamici dell'ambiente interno che hanno luogo in risposta a stimoli aggressivi o tossici provenienti dall'esterno, possono mettere a rischio la sopravvivenza e riproduzione dell'organismo. Il primo insieme di condizioni sono definibili come salute, mentre le malattie insorgono come risposte a stimoli nocivi, che producono deviazioni nei processi che fanno funzionare adattativamente l'organismo.