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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2013 alle ore 08:19.

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Al tema dell'origine nessuno sfugge. È una domanda che attraversa ogni generazione e da ciascuna arrivano risposte, dubbi, inquietudini. L'uomo è la sua origine. Da quello che si dice sull'inizio ne discendono una antropologia e una filosofia dell'umano. Nell'istante generativo inizia una esistenza che, da subito, si presenta come narrazione: lo è in senso anagrafico e temporale con l'immissione nella piccola e grande storia, lo è in senso geografico e in quello genealogico. Ogni persona si iscrive in una discendenza e va ad aggiungere un ramo a un albero più o meno secolare. Origine e inizio diventano custodia di un futuro di eventi e si presentano come matrici di scavo per leggere la memoria, il profondo, per decifrare l'indistinto e per affacciarsi alle finestre del mistero. La Bibbia nel libro della Genesi pone un'affermazione: "E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra»". Sul doppio concetto di "immagine e somiglianza" Pier Cesare Bori ha raccolto una ampia antologia di testi curata da Martino Patti in cui la riflessione si concentra sull'umano come progetto nella tradizione cristiana. Centoventi autori dalla Genesi a San Paolo, da Agostino a Maimonide, da Tommaso d'Aquino a Pico della Mirandola fino a Manzoni, Mazzini, Berdajev, de Lubac e chiudere con una pagina della Costituzione pastorale Gaudium et Spes del 7 dicembre 1965.
Dall'immagine alla somiglianza è uno degli ultimi lavori di Bori, professore di Storia del Cristianesimo e delle Chiese, morto nel novembre scorso a Bologna dove insegnava Filosofia morale e Diritti umani nella globalizzazione alla facoltà di Scienze politiche. Tra le sue pubblicazioni in campo biblico vanno ricordati Chiesa primitiva (Paideia), Il vitello d'oro (Boringhieri), L'interpretazione infinita (Il Mulino); i suoi saggi più recenti sono stati raccolti in Universalismo come pluralità delle vie (Marietti 1820). L'uomo "imago Dei" ovvero il ritorno all'origine si presenta, alla luce della malattia e della morte dell'autore, come una consegna a non interrompere mai la ricerca, al contrario invita a tenere sempre aperta la domanda sul senso. Bori, in un'ampia introduzione impostata in forma epistolare, risponde a due studenti cinesi. I quesiti partono da una cultura totalmente diversa da quella occidentale, in cui è assente l'idea di immagine e di somiglianza a Dio. L'impegno esplicativo diventa un rigoroso lavoro di chiarezza documentativa e razionale, di percorso storico-filosofico e spirituale che si trasforma in una compagnia autorevole nella biblioteca dei testi antologicizzati.
Gli snodi concettuali hanno a fondamento l'idea di creazione; la singolarità dell'uomo rispetto al resto del creato; l'umano che si carica della specificità di rappresentare Dio sulla terra in qualità del suo essere immagine e somiglianza dell'Eterno; l'uomo in quanto "imago Dei" introduce la libertà, l'uguaglianza e l'equità perché tutti sono creature senza distinzione di colore e di razza. Lo ricordava San Paolo parlando degli schiavi, lo argomenta il domenicano Bartolomé de Las Casas nella controversia di Valladolid, in Spagna, nel 1550-1551 quando affronta i problemi morali che stava ponendo la conquista delle Indie occidentali. Per cinque giorni consecutivi Las Casas parla in difesa degli Indios sostenendo che essi non soltanto non sono barbari, né empi o illetterati, né pagani, né tantomeno animali ma ricorda che «sono stati creati nondimeno a immagine di Dio e non sono affatto abbandonati dalla provvidenza divina». Anche loro sono stati redenti da Cristo.
Se per "immagine" la Bibbia intende sottolineare la presenza fisica e vivente di Dio nella persona, la "somiglianza" rimanda alla trasmissione nel tempo di questa prerogativa umana. Entrambe le peculiarità sono entrate nella dimensione storico-politica dopo aver a lungo dominato quella teologico-spirituale. Locke pensa alla Genesi quando presenta la categoria dell'uguaglianza sia in termini filosofici sia in termini economici riguardo alla proprietà privata. E l'"imago Dei" costituisce un'arma per argomentare sulle prerogative di un monarca. Le implicazioni sono molte e altrettante le chiavi di lettura, ma il pregio dell'antologia e dell'interpretazione di Bori è di invitare ciascuno a non chiudere la partita con se stesso.
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Pier Cesare Bori, Dall'immagine alla somiglianza, Marietti 1820, Milano, pagg. 222, €22,00.

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